Le elezioni USA hanno regalato il primo Presidente afro-americano della storia, ma hanno anche segnato un passaggio epocale nell’utilizzo dei new media in campagna elettorale.
Ieri mattina gli Stati Uniti si sono svegliati con un afro-americano come Presidente, per la prima volta nella loro storia. È certamente la notizia dell’anno, forse la più eclatante, assieme al crollo delle Torri Gemelle, che sia apparsa sui media americani (e di tutto il mondo) dall’inizio del millennio. Certo, era un risultato che oramai ci si aspettava, per il momento storico che gli USA, il mondo occidentale ed il mondo in generale, stanno attraversando, per il vento di cambiamento che ha accompagnato Obama durante la sua campagna elettorale, per il carisma di quest’uomo che, partito da zero o quasi, è riuscito a scalare la montagna, a battere avversari quotati, a conquistare stati tradizionalmente repubblicani e conservatori, a convincere anche l’ala più borghese, moderata, persino reazionaria degli Stati Uniti, a scommettere su un Presidente di colore. Ciò su cui, però, è bene soffermarsi, oltre a tutte queste eclatanti novità, è l’incredibile macchina mediatica che Obama è stato capace di mettere in piedi e che l’ha aiutato, spianandogli la strada, a scalare la montagna. Una macchina mediatica certamente imponente ed onerosa, costata parecchie decine di milioni di dollari, ma che ha visto una componente nuova, importante, sbilanciandoci potremmo dire fondamentale, ai fini della vittoria di Obama. Sin dai tempi del dibattito storico tra Kennedy e Nixon, gli Stati Uniti sono precursori di nuove modalità di fare campagna elettorale, sfruttando appieno, nella maniera più intelligente, le risorse che i nuovi media offrono. Un tempo c’erano i comizi nelle piazze, oggi ci sono i blog ed i social network. E proprio il world wide web ed il mondo dei new media hanno costituito per Obama un cavallo di Troia che il buon vecchio e conservatore John Mc Cain neanche poteva sognarsi. La candidatura di Obama è stata segnata sin dall’inizio, si diceva, da un forte vento di cambiamento. Il neo quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti ha scelto (coadiuvato da un gruppo di “guru” del settore) di scommettere sui blog, sui social network come Facebook, sulle risorse che internet era in grado d’offrire, per raggiungere un pubblico, un’audience che invece la vecchia televisione non era in grado di raggiungere o, comunque, non era in grado di colpire. L’immagine “social”, di ragazzo comune è diventata, grazie alle politiche bottom-up della rete, il vero e proprio marchio, il brand di Barack Obama. E gli esperti di marketing scommettono che questa campagna costituirà un vero e proprio “blueprint” per le future campagne elettorali, negli USA e nel mondo. My.barackobama.com su MySpace, o “Barack Obama for President” su Facebook, sono solo due esempi delle molteplici reti messe on air dall’apparato Obama. Tutte, ovviamente, convergenti nel suo sito ufficiale, che ha funzionato da vero e proprio “digital toolbox”, indirizzando tutti i navigatori verso i portali di loro interesse. Benvenuti nella Politica 2.0, bellezze. E la scia di questo cambiamento è arrivata anche in Italia, con la nascita, ad opera dello staff del Partito Democratico, della social tv YouDem. Non proprio la stessa cosa, ma per il momento ci accontentiamo di restare in scia. (G.M. per NL)