Sono anni che assistiamo ad annunci su annunci che riguardano nuove strategie di rilancio della storica testata fondata da Antonio Gramsci. Purtroppo però questi piani sono sempre rimasti in qualche modo sulla carta, o quanto meno non hanno sortito gli effetti sperati. La gestione degli ultimi tempi è stata infatti un po’ ballerina: più che a svilupparsi, l’Unità puntava soprattutto a restare in vita, in attesa di un non ben precisato rilancio in grande stile. Alla fine il salvatore ha preso le sembianze di Renato Soru, che è sicuramente un apprezzato imprenditore nel campo delle telecomunicazioni, ma anche un politico di rilevanza nazionale. Soru ha sicuramente la disponibilità per investire, ma è costretto a muoversi con cautela. Non è mai successo infatti, almeno a sinistra, che un politico si comprasse il giornale di partito. Il governatore della Sardegna e fondatore di Tiscali, nonché pioniere delle tariffe flat per internet, dovrà quindi muoversi con un passo molto felpato, per evitare di essere criticato per via dell’evidente conflitto di interessi che si potrebbe creare. Difficile quindi avere troppa fiducia nelle strategie di rilancio del quotidiano, proprio perché non potranno essere più di tanto aggressive. Questioni di galateo politico a parte, il vero nodo che Soru dovrà disfare è in realtà esterno alla redazione del giornale. C’è da capire infatti quale sarà il rapporto tra l’Unità e il PD e quello tra l’Unità e il giornale degli ex-margheritini. Ma soprattutto c’è da capire che senso ha definirsi ancora giornale di partito (condizione necessaria per usufruire del finanziamento pubblico) e quale spazio c’è per rubare lettori ad altre testate (Repubblica, Manifesto, Riformista e La Stampa in primis). Soru punta a sviluppare molto i contenuti multimediali di Unità.it, imbastendo una specie di web tv e “portalizzandosi” per attrarre sempre più contatti e generare liquidità attraverso investimenti pubblicitari online. Ma tutto ciò dovrà necessariamente essere percepito, almeno per i primi anni, come un elemento aggiuntivo rispetto all’edizione cartacea. Rimane quindi ineludibile la soluzione della questione dell’identità politica del giornale cartaceo (per cui si cerca un nuovo direttore). Un giornale che, nel 2007, per questioni politiche legate alla scarsa popolarità del Governo Prodi e alle dinamiche interne al PD, ha perso più del 10% dei lettori, causando un ragguardevole buco nelle casse della casa editrice di riferimento. Trasformarsi da giornale di partito a giornale indipendente di area non sarà facile, ma probabilmente è l’unica soluzione per svincolarsi da una serie di logiche che hanno paralizzato la gestione del giornale nel corso degli ultimi anni. Logiche che avevano un senso in relazione ad un partito solido e ben strutturato come il PCI, ma che sono del tutto irrazionali quando si ha a che fare con un PD in cerca di identità. Speriamo dunque che Soru si comporti più da imprenditore che da politico. Continuando a temporeggiare rischieremmo di scrivere, di nuovo, di un nuovo quanto fittizio lancio dell’Unità. (Davide Agazzi per NL)