Nella lista dei buoni propositi per il futuro dovremmo inserire una nuova voce: fare attenzione al contenuto degli sms ricevuti e aiutare chi, magari meno in confidenza con la tecnologia, non dovesse riconoscere la truffa. Le email non sono più le sole portatrici sane di frodi. All’arsenale criminale degli insidiosi pirati informatici bisogna obbligatoriamente aggiungere i messaggi dei cellulari. Del resto, se gli italiani fruttano così tanto al mercato della telefonia mobile, c’era da aspettarsi che qualche furfante avrebbe trovato modo di colpirli lì dove in effetti sembrano più vulnerabili. E i fatti di cronaca confermano che il suggerimento non è vano. La Guardia di Finanza ha recentemente scovato una società, situata in provincia di Salerno, che avrebbe commissionato a due diverse aziende, una veneta, l’altra piemontese, l’invio massiccio di sms a 50 mila numeri di telefoni cellulari, recuperati nei modi più disparati: dagli annunci sui giornali, agli scarabocchi nei bagni pubblici, arrivando a sostituire le cifre in coda nella speranza di trovare e soprattutto ingannare nuovi contatti. Gli invii veniva effettuati a raffiche da 15 mila sms al giorno e contenevano false indicazioni. Tra le più comuni figurava un sms che, dopo aver notificato la chiamata persa, suggeriva di richiamare urgentemente un numero (il cui inizio era sempre 899). Chi provava a richiamare non riceveva risposta, ma perdeva fino a 15 euro a tentativo, tanto era il costo dello scatto alla risposta di quella segreteria telefonica architettata in maniera del tutto criminale. In alternativa veniva spedito l’sms il cui contenuto dichiarava che il conto del destinatario era stato svuotato (ormai un classico in questo settore): l’invito era quello di richiamare un numero speciale, con la promessa di risolvere immediatamente qualunque tipo di disguido tecnico. Ma l’errore c’è stato e i mittenti hanno erroneamente spedito uno dei tanti sms ad un cellulare il cui proprietario è un dipendente della Procura di Milano. Questo ha immediatamente sottoposto l’sms al giudizio del sostituto procuratore Francesco Cajani, impegnato nella lotta alle frodi informatiche che, con l’aiuto della Guarda di Finanza, è riuscito a risalire all’origine campana del crimine. Il risultato? La società campana ha ottenuto illegalmente circa 500 mila euro nel giro di solo qualche mese: una piccola parte di questi soldi sono stati investiti nell’Unione sportiva Acropoli, altri nell’acquisto di una fiammante Ferrari 575 Maranello Nera. Un modo davvero interessante per fare shopping, che dal gip Nicola Clivio è stato tradotto in associazione per delinquere, truffa e tentata truffa ai danni dello stato a causa degli sms arrivati in procura. Il consiglio è sempre lo stesso: eseguire le diverse operazioni telematiche in modo più consapevole, considerando inoltre che molti di queste truffe, camuffate da sms, sono assolutamente riconoscibili. (Marco Menoncello per NL)