Non pare avere fine la vicenda dell’assegnazione dei canali tv del cosiddetto dividendo interno (quello esterno è andato ai provider telefonici per lo sviluppo della banda larga mobile), cioè la riserva di frequenze del Piano Nazionale di Assegnazione in conseguenza della procedura d’infrazione avviata dall’UE nei confronti del nostro paese nel lontano 2006.
Le ultime novità riguardano l’approvazione del Regolamento dell’asta da parte dell’Agcom dopo la rottamazione della controversa gara non competitiva (il “beauty contest”, cioè frequenze regalate a coloro che avrebbero presentato i migliori progetti tecnico-editoriali, con un pesante occhio di riguardo per i superplayer RAI e Mediaset). Lo Schema di Regolamento, che avrebbe dovuto essere approvato la scorsa settimana, potrebbe trovare il via libera nella riunione del 14/11 per poi passare a consultazione pubblica e quindi tornare al Consiglio Agcom per l’approvazione definitiva. Il Regolamento dovrà quindi essere notificato al Consiglio UE e, ricevuto il relativo assenso, essere applicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, che dovrà indire la gara. Alla quale però – e qui sta la recente novità – potrebbero non partecipare i superplayer che dispongono di 5 (o più) mux (a prescindere dalla tecnologia trasmissiva DVB). In pratica, sarebbero fuori RAI e Mediaset. Apriti cielo (non quello di Sky, che evidentemente gode della nuova forca…) e dagli all’antiberlusconismo. Ma, si scusi la nostra povertà di vedute, proprio non riusciamo a scorgere cotanto sedicente accanimento verso il duopolio: il dividendo interno non doveva essere riservato per definizione ai “nuovi entranti”?