Ne avevamo parlato alla fine del mese di agosto (qui): il futuro della tv sarà…il cavo.
Un ritorno agli albori (americani), derivante dal fatto che i nuovi algoritmi di compressione sembrano tracciare un futuro promettente per l’antico cavetto di rame, che sarà il carrier della Ip Tv (Internet protocol television).
La controprova (o meglio, la conferma del trend) non viene da saccenti analisti di prestigiose università statunitensi, ma dai più pragmatici e nostrani… elettricisti.
E già, il caro vecchio e lungimirante elettricista consiglia ormai ai suoi clienti, che stanno costruendo o ristrutturando casa, di installare una promettente presa telefonica in prossimità del televisore, perché “vedrà che di qui a qualche anno, questa sarà il terminale per ricevere i programmi televisivi”. E c’è da credergli: la tv sul cavo telefonico, sarà il futuro, soprattutto per i programmi on-demand, sfruttando tipicamente le funzionalità di multicast presenti su una rete IP. Ordini, non necessariamente a pagamento (si stima un forte sviluppo del free-to-air), il programma preferito (fiction, telefilm, film, varietà, ecc.); lo scarichi (velocemente) sull’hard-disk e te lo guardi con calma, con qualità DVD.
E l’etere tradizionale? Servirà per compensare le (poche) zone non raggiunte dal cavetto di rame oppure (più probabilmente) per veicolare le trasmissioni sui terminali mobili con tecnologia DVB-H (o l’evoluzione della stessa).
Tecnologia pluralistica per eccellenza: potenzialmente tutti potranno diffondere programmi senza impiegare costose ed inaccessibili infrastrutture. Il problema, piuttosto, saranno i contenuti: sarà quindi caccia ai content provider, soprattutto ultraspecialistici.
Riaffioriranno poi in un’altra dimensione le tv locali, che tali saranno non per diffusione ma per contenuti; esploderanno i produttori indipendenti che bypasseranno l’attuale imbuto/filtro dei carrier tradizionali. L’ostacolo sarà solo quello di far sapere che il programma specifico è disponibile (ma a ciò penseranno potenti motori di ricerca ad hoc).
Quanto alla radio, pare ormai probabile che la digitalizzazione dell’antico medium passerà dall’FM (per la felicità degli attuali editori), con la tecnologia DRM (Digital Radio Mondial), non appena sarà risolto il problema della tutela alle emissioni adiacenti. Studi a riguardo sono già in fase avanzata in Francia, dove a breve dovrebbe essere testata un’evoluzione della specie in grado di operare con una spaziatura decisamente inferiore agli improponibili (nel nostro etere) 400 KHz.