Venerdì 27 giugno a Milano l’Aie ha organizzato un incontro dedicato alle nuove tecnologie applicate al settore. Sono molte infatti le novità in campo tecnologico a disposizione del settore per aumentare la visibilità. Tra queste, ad esempio, i motori di ricerca, ma gli editori sembrano ancora voler rimanere legati ai modelli classici evitando di mettersi troppo in mostra. Non è una questione relativa ai soli e-book, che in otto anni dalla loro comparsa sul mercato, non hanno superato la soglia dell’1% del totale di libri venduti per un giro d’affari pari a 4,76 miliardi di euro. Si tratta anche, più specificamente, dei nuovi processi di stampa come il print on demand, cioè la realizzazione su richiesta del cliente di un volume, il custom publishing, la stampa di volumi personalizzati oppure il self publishing, la stampa di qualità per chiunque abbia un manoscritto nel cassetto e ne voglia anche solo una copia. Inoltre, ci sono sistemi che permettono al lettore di scegliere se stampare o meno il libro che trova in versione digitale. In Europa la crescente industria dell’informazione, che va dalle ricerche di mercato all’editoria in genere, è arrivata a valere 241 miliardi di euro. L’editoria italiana, invece, fatta di piccole realtà imprenditoriali, rimane indietro e fatica ad avere fiducia nell’innovazione. Spiega Cristina Mussinelli, consulente Aie per l’editoria digitale e coordinatrice dell’evento: “Ci siamo resi conto che era necessario fare il punto della situazione. Dobbiamo partire dalla conoscenza”. In realtà, il 22% dei titoli di varia e saggistica italiana viene stampato in digitale o con tecniche di printing on demand, con una crescita del 16% registrata nel 2006. Il presidente dell’Aie Federico Motta, infatti, ha ricordato in apertura dell’incontro: “L’editoria è consapevole dell’evoluzione tecnologica in atto, ma anche della complessità dei problemi che le innovazioni pongono rispetto al tradizionale mercato del libro”. Pochi editori, infatti, si servono di strumenti come Google Book Search, il motore di ricerca di libri in rete che conta oltre 20mila editori per 1 milione di libri. Molti credono ancora che un eccessivo sviluppo tecnologico possa portare ad una fruizione incontrollata dei contenuti, con conseguenti questioni legate al diritto d’autore. Spiega ancora Mussinelli: “Il problema di tutelare il diritto d’autore c’è, bisogna cercare di educare al principio di legalità: far capire che dietro un contenuto c’è un lungo lavoro”. Ma ci sono soluzioni ad hoc per evitare la dispersione di contenuti. Il sito Safari Book On line, ad esempio, raccoglie testi specialistici dedicati alle nuove tecnologie disponibili tramite un abbonamento. Il sito copre il 20% delle vendite della casa editrice O’Reill con una crescita del 30% annua. L’editoria italiana, quindi, deve iniziare a guardare verso la digital generation sempre più numerosa. David Worlock, chief research fellow di Outsell, ricorda in proposito: “Gli editori italiani sono ancora troppo legati al formato. La sfida è l’interazione”. La speranza è che anche le piccole realtà imprenditoriali si rendano conto dell’importanza e soprattutto dell’utilità delle nuove tecnologie anche in termini di profitto. (Sara Fabiani per NL)