Domani potrebbe cadere sulla testa dei dirigenti di Agcom un’altra tegola a riguardo della discutibile gestione di una delicata faccenda di diffuso interesse tecnologico, di cui, se sussisteranno i presupposti, daremo conto già nella tarda mattina. Intanto, l’argomento del giorno è la decisione dell’organo di garanzia nelle tlc di limitare i danni della figuraccia conseguita con l’operazione “blocco chiamate”: un provvedimento assunto senza una corretta concertazione con tutte le parti interessate e soprattutto senza quella necessaria pubblicità che il caso imponeva. E infatti la delibera è stata puntualmente bacchettata dai giudici amministrativi. Ora Agcom corre ai ripari annunciando una campagna informativa nei confronti delle famiglie, che Adiconsum ritiene “quanto mai opportuna per informarle che questo servizio potrà ancora essere utilizzato previa richiesta di un PIN“.
“Adiconsum non è contraria ai servizi a valore aggiunto, che in molti casi rappresentano una comodità per l’utenza. Ciò che intendiamo combattere sono tutti quei comportamenti vessatori che hanno danneggiato le famiglie. Un PIN obbligatorio per accedere a questi servizi è lo strumento che pone le famiglie dal riparo da comportamenti scorretti e allo stesso tempo salvaguarda il diritto ad accedere ai quei servizi”, ha dichiarato Paolo Landi, segretario generale Adiconsum, alla notizia del nuovo provvedimento. Ma l’impressione è che Agcom stia trattando delicate questioni di rilevante interesse sociale ed economico con un’approssimazione veramente pericolosa. Intanto, diamo conto della posizione opposta assunta sulla novella odierna dal Comitato Operatori Servizi Telefonici e Telematici, cioè uno dei ricorrenti al TAR Lazio. “Il Comitato Operatori Servizi Telefonici e Telematici (C.O.S.T.T.) esprime il proprio rammarico in merito all’operato dell’AGCOM, silente alle richieste dei Centri Servizi Telefonici di un incontro al fine di determinare una strategia condivisa di tutela dell’utenza e del mercato nel settore dei servizi a sovrapprezzo. I Centri Servizi sono stati esclusi da ogni tavolo di lavoro, dove hanno partecipato solo le associazioni consumatori, alcune delle quali, per giunta, hanno manifestato perplessità sull’efficacia delle misure adottate oggi e si sono dichiarate non contrarie all’uso delle numerazioni a sovrapprezzo. Anche i Centri Servizi hanno lo stesso obbiettivo, di un mercato delle numerazioni a valore aggiunto pulito dai truffatori… o meglio da chi prova ad intentare truffe utilizzando numerazioni telefoniche 899, 892 e similari. Riteniamo peraltro che, affinché la truffa sia consumata, occorre il reale pagamento della bolletta che, come noto, avviene a posteriori e quindi può essere contestata dall’utente e non pagata nella parte non dovuta. A questo proposito, se il rischio di truffe è così elevato, ci si chiede per quale ragione l’Autorità non abbia applicato il blocco alle chiamate da rete mobile, normalmente effettuate da utenze prepagate e, quindi, non contestabili se non a pagamento effettuato. Riteniamo comunque che l’attuale rigida normativa italiana (che ricordiamo prevede tra l’altro il messaggio gratuito all’inizio della chiamata con i costi del servizio, il tetto di spesa a 15 euro e la possibilità di disattivazione su richiesta ) sia solo da far rispettare. Centinaia di migliaia di utenti utilizzano con soddisfazione i servizi a sovrapprezzo, erogato su numerazioni 199 anche dall’Agenzia delle Entrate e dall’ACI. La chiusura con il blocco delle chiamate di default, operato da un Autorità sulla base di allarmismi sociali, è una forma di censura non degna di un paese democratico. L’operato dell’AGCOM a riguardo, pare addirittura travalicare anche la Giustizia Amministrativa che ha sospeso la prima delibera di blocco in quanto : “ …la delicatezza delle questioni dedotte ne impone un approfondimento in sede di cognizione di merito…” e per i Centri Servizi : “ … ricorrendo il presupposto del pregiudizio grave ed irreparabile …“. Ma torneremo su questo e, forse, un altro argomento domani.