Ricordate il caso del pensionato sorpreso a taccheggiare in un minimarket della provincia cagliaritana e poi perdonato dal responsabile dopo l’ammissione di colpevolezza giustificata dalla povertà e dalla fame susseguente?
La notizia, riportata su “L’Unione Sarda” del 25 settembre, fece il giro d’Italia, scatenando polemiche, dibattiti socio-economici, interventi autorevoli di esponenti politici. Due soli giorni dopo, “L’Unione Sarda”, in un trafiletto, si scusava per l’erroneità della notizia (un falso in piena regola), annunciando un procedimento disciplinare a carico dell’autore dell’articolo-bufala. Ora, secondo quanto sostiene Filippo Peretti, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, i procedimenti disciplinari avviati sarebbero quattro: uno, ovviamente, ai danni del responsabile, gli altri tre a carico dei corrispondenti di “Repubblica”, “L’Unità” e “La Stampa”, rei, secondo le accuse, d’aver ripreso e, ingiustificatamente, “gonfiato” la notizia. “La vicenda” – sostiene Peretti – “mette in evidenza un rilassamento rispetto a una delle regole ferme della professione: l’obbligo di attenersi alla verità sostanziale dei fatti attraverso la verifica preventiva delle notizie”. Obblighi deontologici che insegnano in qualsiasi scuola di giornalismo. Adesso si attendono i tempi legali per far sì che il Consiglio ascolti i quattro cronisti e decida il da farsi: 30 giorni dall’apertura del procedimento. (Giuseppe Colucci per NL)