Si torna a parlare di dividendo interno. La Commissione UE avrebbe infatti dato il proprio parere sulla relazione inviata nel giugno 2013 dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Non si conosce il contenuto del responso dell’Unione Europea, ma si mormora che esso sia favorevole alle prospettazioni italiane, che prevedevano la sottrazione, dal novero delle sei costituenti la provvista, di tre frequenze da dedicare alla risoluzione delle problematiche interferenziali prodotte dal disastroso piano nazionale delle frequenze DTT; al potenziamento della diffusione dei colabrodosi mux RAI e alla liberazione dei canali 57-60 UHF (entro il 2016), a favore dei servizi LTE. Alla competizione, che presumibilmente si terrà tra l’estate e l’autunno 2014, non potranno partecipare i superplayer con tre o più mux (quindi Mediaset, RAI, TIMB e pure Rete A/L’Espresso, se si concreterà il progetto di fusione con Telecom Italia), mentre Sky potrà concorrere per un mux (ma in molti dubitano che lo farà). Posto che dei tre diritti d’uso ventennali da mandare all’asta con rialzo due sono in VHF, quindi con un appeal tecnico ed economico ridottissimo e che l’aggiudicazione comporta l’inalienabilità dei titoli per il primo triennio e, soprattutto, l’obbligo di raggiungere la copertura nazionale massima (non minima!) entro cinque anni, ben si comprendono le titubanze del viceministro allo Sviluppo Economico Catricalà, che, qualche mese fa, aveva evidenziato che, coi chiari di luna attuali, non sarebbe stato il caso di stimolare una gara con prospettive di zero concorrenti…