La pubblicità non è morta, al contrario la gente l’apprezza più che negli anni passati. Ma occorrono nuovi mezzi: il futuro è nel 2.0.
La Nike l’ha sempre saputa lunga in fatto di spot pubblicitari. Le campagne degli anni novanta, con protagonisti celebri calciatori di tutto il mondo, contraddistinti da contratti milionari (miliardari, allora) con la casa americana, hanno fatto epoca. Chi non ricorda il famosissimo spot con Eric Cantona che si aggiusta il colletto della maglietta e sfodera un bolide dicendo addio al portiere di turno, o i lanci che superano le barriere doganali con i calciatori che si scambiano il pallone da una parte all’altra del mondo o, ancora, le partite contro i mostri di turno, i 3 contro 3 all’interno di campi di calcio somiglianti più alla prigione di Alcatraz che ad uno stadio europeo. E la Nike continua a guardare avanti, al futuro dello spot, perché la pubblicità non è morta, al contrario, è sempre più amata ed apprezzata, solo ha bisogno di svilupparsi su nuove piattaforme, di mettersi in gioco su nuovi campi. “Non è vero che la pubblicità è morta. – sostiene Andrea Rossi, direttore marketing di Nike Italia, intervistato da Prima Comunicazione – Al contrario, la gente oggi ama la pubblicità molto più di quanto l’amasse negli anni Ottanta. Anzi, gli piace farla, gli piace essere dentro la pubblicità”. Essere dentro la pubblicità, oggi, significa fare pubblicità in 2.0, rendere partecipi gli utenti attraverso il web, renderli creatori di idee, non solo fruitori passivi. L’azienda americana ha lanciato la campagna promozionale per il nuovo modello della scarpa da calcio T90, ultimo ritrovato nel settore. Ed oltre ai tradizionali canali di televisione, stampa e cartellonistica, ha scelto di puntare sul web, ha scelto il 2.0, rendendosi ancora una volta pioniere di un modo di fare pubblicità che nei prossimi anni è destinato a crescere senza sosta. Per farlo si è affidata a YouTube, per mezzo del quale, allo slogan di “Mettila dove vuoi”, ha invitato gli utenti a filmarsi e pubblicare i propri video. “Abbiamo stimolato la fantasia e l’immaginazione degli utenti – dice ancora Rossi – e loro hanno cominciato a inventare, a filmare e a pubblicare i propri video su YouTube, che si è trasformato così esso stesso in una parte della campagna”. E continua: “E’ stata la nostra prima campagna centrata sul cosiddetto web 2.0, la nuova generazione del web più interattiva e aperta al contributo degli utenti. Il web 2.0 ti dà la possibilità di comunicare un messaggio che poi viene gestito dalle comunità degli utenti, che diventano così parte del mondo che vuoi comunicare. È un passo avanti enorme ed è il nostro modo di fare comunicazione oggi”. C’è da giurarci che il futuro della pubblicità passerà dal 2.0. se lo dice Nike. (G.M. per NL)