Un nuovo fenomeno, comparso con la prima ondata di Covid, sta tornando all’attenzione in questo periodo caratterizzato dal conflitto nell’est Europa: il doomscrolling. Una pratica che si autoalimenta e contribuisce alla diffusione di notizie false o manipolate a fini sensazionalistici.
Guerra e notizie
La guerra in Ucraina non sta scatenando i peggiori istinti dell’uomo solo sul campo di battaglia. Come già visto, le fake news, faziose o meno, si sprecano, tanto che addirittura Facebook è dovuta intervenire ad hoc.
Un cane che si morde la coda
Sempre dal campo delle news arriva un preoccupante fenomeno dagli Stati Uniti, il doomscrolling. Quest’ultimo sarebbe alimentato e alimenterebbe a sua volta (almeno in parte) il proliferare delle fake news.
Etimologia
Il termine è un neologismo coniato unendo due parole inglesi: doom e scrolling. Il secondo termine, ben noto negli ultimi anni nel linguaggio del web, indica l’azione di scorrere il feed di un social, che sia Facebook, Twitter o Instagram, alla ricerca di news o di contenuti vari in generale. Invece, doom è traducibile come sventura o tragedia.
Il doomscrolling
La pratica del doomscrolling, dunque, consiste proprio nello scorrere con il dito alla ricerca intenzionale di notizie tragiche. Questo fenomeno, iniziato durante il Covid, ha avuto una nuova rinascita con lo scoppio della guerra in Ucraina.
Attrazione fatale
Nonostante il conflitto in corso non rigurdi direttamente gli americani, l’attrazione verso le notizie provenienti dall’est Europa è fortissima. Soprattutto per quanto attiene, appunto, alle notizie più tragiche, come ha raccontato Joel Schwartzberg.
Doomscrolling e commiserazione
L’uomo, originario del New Jersey, ha raccontato la propria esperienza con il doomscrolling a Usa Today. La prassi, ormai quotidiana, consiste nell’impiegare 3 o 4 ore scrollando il proprio feed alla ricerca di qualcuno da commiserare su Twitter.
Il doomscrolling: una soddisfazione passeggera
Uno stato d’animo, questo, condiviso da numerosissimi americani, che porta con sé, però, dei risvolti fortemente negativi e impattanti. Infatti, dopo l’iniziale soddisfazione, subentra (comprensibilmente) un senso di angoscia che vanifica l’iniziale sensazione positiva data dalla compassione.
Circolo vizioso
Gli psicologi avvertono, inoltre, che questa attività provoca una distorsione nella visione della realtà nei soggetti che la praticano. Infatti, più le “vittime” leggono notizie drammatiche, più si sentono minacciate nella vita di tutti i giorni, anche se gli avvenimenti in questione accadono a decine di migliaia di chilometri da casa.
La soluzione, drastica
La soluzione è, ovviamente, quella di evitare i social il più possibile per non cadere in questa spirale, che, visto anche il funzionamento dei contenuti consigliati basati sugli interessi degli utenti, è potenzialmente infinita. (A.M. per NL)