E’ proprio vero, purtroppo, l’era fantastica e contradditoria, democratica o autocratica della carta stampata si avvia, lentamente e tristemente verso il capolinea. L’invenzione della stampa ha informato il mondo per la prima volta, ne ha mostrato aspetti prima sconosciuti, ha reso i popoli più consapevoli della propria condizione, li ha resi autocoscienti, quando prima rappresentavano solo burattini nelle mani del potente di turno; ha reso più erudite le fasce “basse” dei corpi sociali, ha trasformato in maniera incontrovertibile la fisionomia delle società civili. E’ stata la stampa, l’informazione, la vera anticamera delle società democratiche, con le dovute eccezioni del caso, stampa di regime in testa. Il diciannovesimo ed il ventesimo secolo hanno rappresentato, da questo punto di vista, l’affermazione assoluta, primaria e centrale della stampa, dei giornali cartacei, caldi a prima mattina, da sfogliare davanti a una tazzina di caffé; la proliferazione delle testate e la scolarizzazione della quasi totalità dei cittadini dei Paesi industrialmente più avanzati hanno mutato il “carattere” della società civile, nonostante il potere si sia sempre battuto ( e molto spesso vi sia riuscito) per infiltrarsi all’interno del mondo dell’informazione. Poi è arrivata la rete, le sue possibilità sproporzionate, le sue mille risorse e la sua informazione in tempo reale. I maggiori quotidiani mondiali si sono, giustamente, adattati a questa realtà, creando propri siti personali, “traslocando” l’informazione sul mezzo elettronico, mantenendo, comunque, la forte identità della versione cartacea. Quest’era “ibrida” si avvia alla conclusione, come è ovvio, in un periodo relativamente lungo, ma inesorabilmente determinato. E’ di ieri la notizia che Arthur Sulzberger, storico editore e Presidente del New York Times, la testata più diffusa in tutti gli Stati Uniti d’America, ha rilasciato un’intervista sul futuro del suo giornale, nella quale paventava un sempre più probabile “pensionamento” del NyT versione cartacea, in favore di un rafforzamento di quella on line, già leader nel suo settore. “Non so davvero se stamperemo ancora il Times tra cinque anni, e, se vuole proprio saperlo, non me ne importa. Internet è un posto meraviglioso e noi lì siamo leader”, ha confidato ieri Sulzberger al suo intervistatore, “il New York Times è in viaggio e questo viaggio finirà quando la società smetterà di stampare il giornale. Quella sarà la fine della fase di transizione”. Il passaggio alla sola versione on line non è, quindi, solo un’ipotesi, è un obiettivo concreto, che viene da quello che, probabilmente, è il quotidiano più famoso del mondo e perciò, c’è da giurarsi, sarà un esempio da seguire per tutti gli altri (ammesso e non concesso che l’esperimento abbia una buona riuscita). La decisione dell’editore è stata calibrata, a suo dire, in base all’affluenza sempre maggiore di visitatori sul sito del NyT ed al leggero calo, negli ultimi anni, degli abbonati alla versione su carta: il rapporto, ad oggi, è 3 a 2 (1,5 milioni contro 1,1 milioni), un dato che deve far riflettere. Altro motivo non trascurabile riguarda i costi decisamente più contenuti del quotidiano in rete rispetto a quello su carta: i costi totali non sono nemmeno paragonabili, resterebbe da stabilire un eventuale (ma non obbligato) sfoltimento della redazione. “E’ anche un processo che deve fare i conti con le resistenze professionali, con la sfida della raccolta pubblicitaria e con le conseguenti pressioni degli inserzionisti, con la concorrenza dell’informazione capillare, incontrollabile, globale e gratuita dei blog, dell’adeguamento alle sempre nuove piattaforme tecnologiche su cui vengono veicolate le notizie”, afferma ancora l’editore, sottolineando quelli che saranno gli ostacoli da superare, con un punto piuttosto contraddittorio, dal quale dipenderà grandissima parte della riuscita del passaggio all’ “on line only”: “chi vuole leggere il New York Times on line dovrà pagare”. E’ questa, con tutta probabilità, la vera debolezza del progetto di Sulzberger, a fronte di una concorrenza (blog, informazione indipendente, siti di altre testate) spietata, qualificata e, soprattutto, gratuita. (G.C. per NL)