Che il piano degli LCN sia stato mal congeniato e peggio applicato è un dato di fatto. Ma esattamente come è indiscutibile la circostanza che esso, in cinque anni, ha consolidato le abitudini degli utenti e caratterizzato i fornitori di contenuti che hanno investito sulla memorizzazione dell’identificativo ai fini della loro rintracciabilità.
Metterci mano oggi sarebbe quindi una follia, posto che verrebbero azzerati i risultati di lunghi e intensi sacrifici economici, commerciali, tecnici ed editoriali. Meglio quindi lasciare fare al mercato (che ha sempre dimostrato di essere più saggio e reattivo del legislatore), in attesa che gli sviluppi tecnologici impongano il logical channel number unico (l’identificatore multipiattaforma DTT, Sat, IP Tv, già allo studio). I fornitori di servizi di media audiovisivi dovrebbero quindi concentrare tutte le loro forze per conseguire un provvedimento avente forza di legge che, cristallizzando la situazione, neutralizzi la deleteria riscrittura delle assegnazioni sulla scorta della delibera Agcom 237/13/CONS. Un abominio regolamentare che conferma le numerazioni nazionali – preservando gli ingenti investimenti effettuati dai player (nazionali ed internazionali) negli ultimi mesi – ma amplia gli spazi delle nazionali tematiche e semigeneraliste, sottraendo 26 spazi alle tv locali nel primo arco (1/99), cui rimarrebbero solo le numerazioni dei blocchi 10/19 e 97/99 (peraltro per i soli circuitali).