Sorridono le concessionarie pubblicitarie dal momento che le stime per il 2008 brillano: in Italia è infatti previsto un incremento degli investimenti pubblicitari pari al +3,4% (circa 10,7 miliardi di euro). Il leader nella crescita sarà il web che, con un +30% pari a 675 milioni di euro, sorpasserà la radio (623 milioni di euro) anche se, la distanza dal mercato del mondo anglosassone, dove internet ha ormai superato nettamente anche la stampa quotidiana, si fa ancora sentire. La carta stampata, la televisione e il cinema cercano di stare al passo con i tempi mentre la pubblicità esterna e la radio danno esiti positivi. Questi sono i dati presentati due giorni fa dal presidente degli Utenti pubblicità associati (Upa) Lorenzo Sassoli De Bianchi (foto), presso il teatro Strehler di Milano. Sassoli De Bianchi ha dichiarato che “La tenuta degli investimenti, nonostante la diminuzione dei settori in espansione, ossia quelli a maggiore spinta pubblicitaria, regge grazie all’aumento complessivo degli utenti, e ciò evidenzia il coraggio delle aziende nel farsi carico della crescita e la loro fiducia nel settore”. Nonostante questa apparenza di positività, il presidente di Upa ha sottolineato anche alcune preoccupazioni ad iniziare dalla class action, ovvero la legge su quella che viene definita “azione collettiva” (che normalmente viene intentata da gruppi di cittadini contro grandi aziende). Upa, in vista della positivizzazione della norma, ha reso noto di avere l’intenzione di aprire un tavolo di confronto sulla class action con il governo. Questo perché, pur non dichiarandosi contraria alle azioni collettive, considera quella italiana ben strutturata sul piano giuridico, ma ancora lacunosa nell’applicabilità. Come riporta ItaliaOggi di venerdì 13, quello che gli utenti di pubblicità chiedono è che “le associazioni di consumatori legittimate alla class action siano autorevoli e che i conti tra le parti vengano chiusi solo alla fine della vertenza e per sempre, con una chiusura tombale senza la possibilità di altre azioni”. Sassoli De Bianchi durante il suo intervento ha aggiunto che “Negli Stati Uniti un’azienda perde in primo grado, poi perde anche in appello, solo a quel punto paga e la questione è chiusa per sempre. In Italia, invece, un’azienda deve pagare subito dopo il giudizio di primo grado, e se poi vince in appello è obbligata ad andare a recuperare i soldi dai singoli cittadini, Quindi non li riavrà mai indietro”. Un altro fattore che preoccupa e non poco Upa è la trasparenza dei sistemi perché, stando a quanto sostiene il presidente “ci sono ancora troppe aree di opacità nel perimetro della comunicazione. Parliamo dei diritti di negoziazione: continuo a non capire perché chi acquista spazi pubblicitari per le aziende debba avere dei compensi da chi vende gli spazi”. Il terzo punto su cui Sassoli De Bianchi esprime le proprie perplessità è il divario tecnologico dell’Italia rispetto agli altri paesi. Il presidente di Upa ritiene che sia fondamentale digitalizzare; il nostro paese è in ritardo nella banda larga, nel settore della radio digitale (complice la confusione tecnologica sugli standard e a causa del tempo perso con il fallimentare DAB-T) e persino nel cinema e si chiede per quale motivo non crescano gli investimenti pubblicitari verso il cinema nel momento in cui si registra un aumento degli spettatori. La risposta per Sassoli De Bianchi è fin troppo semplice “Ora le pianificazioni sono legate alle sale e non ai film. Devi sempre stampare lo spot su pellicola, mandarlo alla sala, tante copie, video graffiati, non va bene, Con le sale digitali, invece, da una centrale unica puoi spedire elettronicamente gli spot più adatti a un singolo film, senza problemi”. Mentre si interroga su come risolvere queste problematiche, Upa, insieme ad Assocomunicazione, ha progettato il “Summit internazionale sul comunicare oggi. Tutto cambia tutto?”, che si svolgerà nella capitale l’11 e 12 marzo 2009. Un altro punto su cui Upa sta puntando è la responsabilità delle aziende che tentano di aggiornare il Codice di autodisciplina pubblicitaria, aumentando la sensibilità verso la crescita sostenibile. L’ultimo punto per migliorare e risolvere i problemi è anche il più ovvio, ossia l’innovazione: sia nei mezzi che nelle indagini. Il presidente Upa ha concluso sottolineando che “Nel marketing prosegue la tendenza a non incrociare i consumi con l’esposizione ai mezzi. Come imprenditore di Valsoia sarei interessato a sapere quali programmi vedono i miei consumatori, o che giornali leggono. Al momento non ci sono dati a riguardo. Negli Usa il progetto Apollo di Procter & Gamble, si è bloccato. Ora l’unica iniziativa al mondo in fase avanzata è quella che siamo portando avanti insieme ad Eurisko. Vediamo come procede. E, ovviamente, andrà ad affiancarsi a tutte le nostre Audi”. (Silvia Bianchi per NL)