Nel mirino di Lopez ora la casta delle radio

Il finanziamento statale inquina anche l’informazione, non solo quella della carta stampata ma anche quella radiofonica


(PRIMA) ROMA – La spietata analisi di Beppe Lopez parte dal libro che ha pubblicato solo alcuni mesi fa (“La casta dei giornali” – Edizioni Stampa Alternativa – 2007), che ha aperto il vaso di Pandora delle provvidenze distribuite in qualche caso a pioggia e in altri in modo sapientemente pilotato nelle testate più disparate, e arriva a denunciare l’eguale sistema di finanziamento per il mondo delle radio provate sulla scia di un servizio apparso in questi giorni sul settimanale Panorama.
Lopez riprende le fila del discorso aperto dal periodico Mondadori e dal parlamentare Alessio Butti, capogruppo per il Partito delle Libertà nella Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, andando a spulciare in quelle “sei radio più uguali delle altre” sovvenzionate con circa dodici milioni di euro solamente nel 2006 in un crescendo esponenziale di prebende. Il sistema è quello ormai ben noto dei finanziamenti a fantomatici, nella maggior parte dei casi, “organi di partiti politici rappresentati in Parlamento” tramite la firma di uno o più parlamentari spesso colpevolmente distratti o inconsapevoli delle linee editoriali delle testate che hanno contribuito a sostenere. Con in soldi dello Stato.
La prima e più famosa della lista stilata anche da Lopez, che merita ovviamente un discorso a parte, è Radio Radicale organo della “Lista Marco Pannella”, alla quale sono stati assegnati 4 milioni 431 mila euro. A seguire Ecoradio (Sulmona), organo prima del “Movimento politico Italia e libertà” e poi del movimento “Comunicambiente” sono andati 3 milioni e 732 mila euro; a Radio Città Futura (Roma), organo del movimento “Roma idee” 2 milioni e 566 mila euro; a Radio Veneto 1 (Treviso), organo prima del movimento “Liga veneta Repubblica –Veneti d’Europa” e poi del movimento “Liga fronte veneto nord-est Europa” sono andati 566 mila euro; Radio Galileo (Terni), organo del movimento “Cittaperta”, ha incassato invece 424 mila euro mentre, per finire, Radiondaverde (Cremona), organo del movimento “A viva voce”, ha preso “solamente” 201 mila euro.
Sia per dimensioni che per importanza ovviamente Radio Radicale è quella che più delle altre ha attirato attenzione e critiche, a maggior ragione in quanto a partire dal 1994 è addetta alle trasmissioni delle dirette del Parlamento. Un servizio che Lopez, riprendendo la tesi del senatore Butti, vorrebbe pubblico e imparziale, da assegnare quindi alla Rai e non a un soggetto privato che spesso inserisce programmi e commenti decisamente di parte tra una diretta e l’altra. L’affidamento doveva essere temporaneo e invece è proseguito anche dopo il 1998, da quando cioè con la Legge Mammì la Rai ha iniziato ad occuparsi attivamente dell’attività parlamentare, e il finanziamento connesso è diventato una sorta di “regalìa di Stato a un’impresa privata, anzi ad un giocatore della partita politica”. Il sistema è noto, le problematiche che ne conseguono a livello di concorrenza sleale e mancanza di pluralismo lo sono altrettanto, ma ancora non sembra essere stato trovato il bandolo della matassa. I provvedimenti presi dal nuovo governo vanno infatti a toccare le testate più deboli, tagliando i fondi per i giornali delle cooperative e del mondo no-profit, senza tuttavia scardinare quella che Lopez definisce una “vergogna nazionale”. (PRIMA)

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