Nel mirino il loro saggio-inchiesta ‘La società sparente’, incentrato sulla deriva etica e politica della Calabria, corroborata da inchieste della magistratura su sanità, fondi e appalti pubblici
Roma, 25 settembre 2008. E’ stato archiviato il procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa contro gli scrittori Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio. Lo ha deciso il gip di Urbino su richiesta della Procura della Repubblica. A sporgere querela era stato l’imprenditore calabrese Domenico Parrotta per due pagine del loro libro su ’ndrangheta e politica ‘La società sparente’, edito da Neftasia di Pesaro nel 2007.
Secondo Morrone e Alessio nel saggio-inchiesta, incentrato sulla deriva etica e politica della Calabria, corroborata da inquietanti inchieste della magistratura su sanità, fondi e appalti pubblici, non c’era stata alcuna diffamazione verso Parrotta, ma il mero racconto di vicende già note, rispetto alle quali avevano espressamente escluso qualsiasi colpevolezza o imputabilità dell’imprenditore, incensurato.
In molti sono intervenuti a sostegno dei due scrittori, mentre diversi politici di San Giovanni in Fiore (Cs), loro città di origine, hanno pubblicamente rifiutato di discutere il testo, limitandone il contenuto al comune calabrese e sostenendo la gratuità delle vicende ivi narrate, considerandole anche frutto di pettegolezzo e fantasia. In un articolo pubblicato sul settimanale L’Espresso lo scrittore Roberto Saviano ha invece pienamente confermato la validità e attendibilità del saggio-inchiesta di Morrone e Alessio.
”È una vittoria della libertà di stampa e informazione. Chi scrive deve poter informare, raccontando i fatti senza timore di ingerenze, strumentalizzazioni politiche e particolarità ambientali” ha dichiarato l’avvocato Francesco Siciliano in merito alla decisione del gip.
”Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura. Le nostre ragioni sono state ora certificate dallo Stato” ha commentato Alessio, mentre Morrone ha voluto sottolineare che ”indipendentemente dalla vicenda di Parrotta, verso cui, per la mia formazione cristiana, non ho affatto risentimento, la decisione del gip di Urbino è un segnale forte alla politica e ai poteri forti. Nessuno può essere al di sopra della legge”. (Adnkronos)