Azionariato diffuso ed un limite agli investimenti che non possono superare la soglia del 5% del capitale sociale (circa 1.300.000 euro ripartito tra una settantina di soci), a scongiurare condizionamenti sulla linea editoriale.
Con questi presupposti la nuova start up dell’editoria ha debuttato lo scorso 31 gennaio con tanta voglia di raccontare ed approfondire dal suo punto di vista la cronaca di tutti i giorni. La squadra del periodico on line “Linkiesta”, che già conta 6 giornalisti assunti a tempo indeterminato, 5 collaboratori coordinati e continuativi e 2 giornalisti praticanti con contratto annuale, oltre a 20 collaboratori e corrispondenti remunerati ad articolo, si è raccontata ad Italia Oggi nel giorno di avvio delle rotative digitali. Diretta da Jacopo Tondelli – ex giornalista del Corriere delle Sera – con l’ausilio di Massimiliano Gallo, la redazione è coordinata da Jacopo Barigazzi – già in quota a Newsweek – che può contare su redattori di età compresa tra i 29 ed i 60 anni con alle spalle esperienze di tutto rispetto nel mondo dell’editoria. La carta d’identità della Editoriale Linkiesta s.p.a. restituisce nomi tra i più autorevoli delle law firm milanesi (la città della Madonnina è, infatti, la sede del giornale) che hanno deciso di finanziare il progetto nato la scorsa estate. Tra i molti sottoscrittori delle quote della public company, Sergio Erede e Alessandro Balp (cofondatore e partner dello studio Bonelli Erede Pappalardo), Fabio Coppola (Latham & Watkins), Pietro Fioruzzi (Cleary Gottlieb Steen & Hamilton), ai quali si sono aggiunti – tra gli altri – manager, banchieri ed imprenditori di spicco: tra i tanti Anna Maria Artoni (Presidente di Confindustria Emilia Romagna), Marco Pescarmona (fondatore del gruppo MutiuOnline s.p.a.), Alfredo Scotti (vicepresidente di Aon s.p.a.) che hanno deciso di scommettere sulla nuova avventura digitale. Il periodico, a quanto pare, si avvarrà di contenti tipicamente generalisti che spazieranno dall’attualità alla politica, dall’economia alla finanza, senza disdegnare vere e proprie inchieste giornalistiche, fino ad oggi per lo più retaggio della carta stampata. Una scommessa a tutto tondo, insomma, che forse contribuirà ancora di più a far conoscere il giornalismo free press in barba a chi vede un futuro senza speranze per le news gratuite. Certo, Linkiesta non è propriamente lo stereotipo delle testate giornalistiche on line che ultimamente, complici i tagli all’editoria decisi dal Governo ed un’insana abitudine a non curare adeguatamente la raccolta pubblicitaria (come per esempio fanno altri media come radio e televisione), faticano a far quadrare i bilanci. Il periodico diretto da Tondelli, invero, sembrerebbe avere le spalle ben coperte dagli esborsi dei propri investors, dunque si conta che il lavoro che impegnerà i suoi redattori sarà di matrice tradizionale, con inviati e corrispondenti che trasferiranno le proprie esperienze professionali direttamente sulle pagine internet della testata. Infatti, uno degli articoli di apertura che hanno salutato i lettori della nuova pubblicazione, compie un excursus sulla crisi che dall’avvento di internet fino ad oggi ha colto la carta stampata. I nostri lettori sanno bene – perché ne paliamo da anni commentando i più autorevoli studi che sul tema ci vengono offerti (Nielsen Media Research in testa) – che negli ultimi tempi al calo delle vendite in edicola è collegata la contrazione della raccolta pubblicitaria su quotidiani e periodici che escono dalle tipografie in favore di un aumento della promozione su internet, quindi la constatazione che fa Linkiesta appare fin troppo condivisibile. Ma allora la domanda nasce spontanea. Come pagheranno giornalisti, collaboratori ed inviati dei quali si avvalgono per confezionare il loro prodotto editoriale se sulla home page non si scorge alcuna forma di pubblicità? Saranno sufficienti a sostenere quei costi i contributi richesti una tantum ai lettori che intendano sostenerli (Amico, Amico ridotto, Sostenitore, Sostenitore ridotto, con quote da 40 a 500 euro annue) in cambio di gadget, conference call con la redazione, attività propositiva su inchieste ed approfondimenti ecc… Vero che il prodotto verrà definitivamente perfezionato in primavera, tra l’altro con l’applicazione per iPad, ma negli editoriali non si scorge alcuna apertura verso il canale dell’advertising, oggi la principale fonte di finanziamento che muove il mondo dell’editoria, a meno che – ma questo sembrerebbe da escludere – la testata non divenga la costola di alcuni degli studi che lo sponsorizzano per veicolare, come fa questo periodico, principalmente un genere di contenuti specializzati. Comunque, per il momento auguriamo buona fortuna alla redazione di Linkiesta e, parafrasando Humphrey Bogart citato anche sulla home page di Linkiesta, “è la stampa che cambia, bellezza e tu non ci puoi fare niente”. (S.C. per NL)