Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle entrate, invita i suoi uomini ad operare con correttezza ed efficienza. Con lui nasce il galateo professionale dei funzionari: non contro, ma insieme al contribuente per il bene dello Stato.
La constatazione alla base della rivoluzione comportamentale é semplice: il funzionario che abusa del proprio potere attraverso condotte scorrette o in violazione degli obblighi di comportamento rischia il posto di lavoro, in quanto pregiudica il rapporto di fiducia con il contribuente e svuota di efficacia l’azione di controllo. Il monito del direttore Attilio Befera, palesato in una lettera rivolta a tutto personale, non nasce dal nulla: ha le sue radici nelle continue segnalazioni da parte dei contribuenti, che denunciano la frequente scorrettezza comportamentale degli uomini del Fisco. Tale atteggiamento è il campanello d’allarme di un pericoloso e controproducente disagio reale, perché idoneo ad allentare (se non addirittura distruggere) il rapporto di collaborazione tra agenzia delle entrate e contribuente. Non di rado, infatti, la mano dei funzionari appare pesante, quasi volta a colpevolizzare fino a prova contraria il contribuente anche in mancanza di solide fondamenta, col solo scopo di raggiungere gli obiettivi di budget assegnati ad ogni ufficio, con la smania di chiudere ad ogni costo (con una sanzione) una verifica fiscale. Il movente di tale negligenza spesso non è altro che la dimostrazione di una professionalità frustrata, mascherata da una scarsa o nulla consapevolezza del valore del ruolo ricoperto. Elementi senza dubbio in grado di annientare o quantomeno sporcare l’immagine dell’Agenzia, il cui lavoro è continuamente messo in discussione e guardato con diffidenza. I funzionari che eccedono nell’imposizione del proprio status, se anche non arrivano a commettere un reato, certamente offuscano l’attività del loro ente creando diffidenza nel contribuente che matura il convincimento di essere vittima designata dei controlli. Secondo il nuovo bon ton del Fisco, i controlli devono svolgersi con correttezza ed efficienza, aderendo alle linee guida (a detta del direttore veri e propri obblighi). Per esempio, l’accertamento va compiuto solo in presenza di un solido fondamento: in mancanza di elementi concreti che giustificano la contestazione la verifica deve essere interrotta. E’ poi inammissibile pretendere adempimenti inutili e/o ripetitivi dal contribuente, perchè così facendo si incentiva il mero rispetto della formalità. E se al contribuente si assegnano termini stringenti, altrettanto devono fare i funzionari: ritardare l’esecuzione di sgravi o rimborsi spettanti al 100% costituisce una grave inadempienza. La violazione di queste regole comporta conseguenze tanto gravi, quanto importanti sanzioni, che dovrebbero fungere da deterrente a favore del rispetto della fiducia, lealtà e considerazione della controparte, quali unici valori che permettono il raggiungimento dello scopo dell’Agenzia delle Entrate. Le imposizioni elencate dal direttore hanno come comune denominatore un nuovo approccio al contribuente, volto ad incentrare l’attività su controlli legittimi, giustificati e fondati, in grado di mantenere la reciproca fiducia e collaborazione tra le due parti, entrambe interessate ad un corretto funzionamento dell’amministrazione finanziaria. Giusto. Ora vedremo se nella pratica il galateo fiscale sarà veramente applicato o rimarrà una lettera d’intenti. (C.S. per NL)