Roma – Steve Ballmer aveva ragione? Gli attuali fenomeni del social networking, portali come YouTube e MySpace, che hanno raggiunto in breve tempo una popolarità enorme, sono davvero un fenomeno transitorio destinato a passare inesorabilmente di moda per la velleitarietà dei teenager che vi contribuiscono e sono davvero destinati a soccombere sotto l’azione dei criminali informatici che li prendono di mira per raccogliere informazioni personali con sconcertante facilità?
Il portale di Rupert Murdoch, in particolare, sembra dare segni di cedimento nella sua gloriosa ascesa nel settore delle web community: società di sicurezza scoprono tentativi di phishing molto ben mimetizzati con l’interfaccia principale di accesso, e il Washington Post online in una sorta di “articolo scandalo” lo dà addirittura per bollito entro massimo un anno.
Sicurezza compromessa: Netcraft, security enterprise realizzatrice tra l’altro della omonima toolbar di contrasto alla raccolta illecita di informazioni personali, ha scovato la presenza di una falsa pagina di login su MySpace: utilizzando una pagina di profilo ospitata sul portale dallo username login_home_index_html, l’attacco utilizza codice HTML specificamente realizzato per nascondere la reale pagina di login di MySpace e mostrare la propria. L’utente, tratto in inganno dall’ingegnoso artificio, inserisce con fiducia i propri dati di accesso, che vengono rediretti e raccolti su un server remoto situato in Francia.
Una volta compromesso l’account, i criminali dietro l’iniziativa possono raccogliere tutte le informazioni personali ivi presenti e utilizzarle per i propri scopi illeciti. Questo tipo di servizi viene visto come un facile obiettivo dai phisher, per via della minore diffidenza e la generale noncuranza di pratiche di sicurezza sul web caratteristiche dei fruitori abituali del social networking.
Oltre a gravi e preoccupanti falle di sicurezza, MySpace deve ora vedersela anche con un’emorragia di utenti che, se diventasse una tendenza, decreterebbe entro breve la rovinosa caduta del portale. Nel suo articolo, il Washington Post sostiene che alcuni degli utenti registrati stanno provvedendo alla cancellazione delle informazioni personali dai profili MySpace. Considerando la natura sociale del portale, questo il ragionamento del prestigioso quotidiano, si può ben immaginare come lo stesso passaparola che ne ha decretato il successo, agendo in senso contrario, potrebbe portarlo ad un fallimento ancora più subitaneo e repentino.
Il tempo di permanenza online che gli utenti spendono a riempire il proprio profilo e a scambiarsi informazioni, messaggi e interessi all’interno del network di MySpace, fattore importante per analizzare la popolarità di questo genere di siti nel corso del tempo, parla di un picco di 2 ore e 25 minuti di media raggiunto nel corso del primo anno e mezzo di vita del servizio, stabilizzatosi poi su 2 ore circa durante tutto l’anno scorso. Nuovi portali sociali come Facebook fanno al contrario registrare ancora ascese graduali di popolarità, raggiungendo 1 ora e 9 minuti di permanenza media (dati del mese scorso).
Il Washington Post cita diversi motivi per il possibile declino di MySpace, inclusi il controllo di insegnanti e genitori preoccupati di tutto il tempo speso dai ragazzi a “giocare” con il PC e il web, la concorrenza di siti più giovani e la generale predisposizione degli internauti di più giovane età a farsi incantare dalla novità e a seguire la moda del momento abbandonando qualcosa di noto e “stabile”, che magari non attira più come prima.
La prospettiva di un ciclo di vita relativamente breve di siti così popolari potrebbe avere un impatto notevole sugli interessi di giganti come Google, che ha recentemente speso 1,65 miliardi di dollari per comprare YouTube e si è accordato con MySpace per la fornitura dei servizi di advertising propri del suo AdSense.
Alfonso Maruccia