Lo streaming piace sempre più anche agli adulti. Secondo l’IFPI (International Federation of Phonographic Industry, organizzazione che rappresenta l’industria discografica in tutto il mondo) nel 2019 è stato registrato un aumento dell’8% della fruizione tra i consumatori di età compresa tra i 45 e 54 anni (51%) quelli tra i 55 e 64 (40%).
In generale, il 57% consuma musica solo attraverso servizi di audio streaming.
L’anno appena concluso è stato più che positivo per il mercato musicale italiano, in continua crescita con ricavi pari a 103 milioni di euro e un’impennata di circa il 6,7% rispetto al 2018.
Questo è quanto risulta dai dati forniti dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) e dall’IFPI (International Federation of Phonographic Industry, organizzazione che rappresenta l’industria discografica in tutto il mondo) e resi noti sul quotidiano Italia Oggi.
Mercato discografico in crescendo
Ciò che emerge è la crescita esponenziale del mercato musicale italiano: nell’ultimo semestre del 2019, infatti, si è assistito ad un incremento rispetto al primo semestre, nel quale si era registrato un +5%, con un guadagno di 86 milioni di euro.
Il trend positivo è segnato però principalmente dal digitale (che sarebbe pari al 73% del mercato totale) e dallo streaming musicale (che avrebbe guadagnato una quota del 67%, registrando un +28% nei primi nove mesi del 2019): entrambi i comparti ormai da qualche anno rappresentano infatti la maggior fetta del settore, guidando i ricavi dell’industria discografica.
Lo streaming domina
In particolar modo è lo streaming che ha rivoluzionato le abitudini di ascolto nell’arco di poco tempo: dal 2014 – anno in cui il volume di brani ascoltati era di circa 3,2 milioni – si è passati al boom del 2018 con ben 25,1 milioni. In termini economici, nei primi sei mesi del 2019 lo streaming da solo aveva generato oltre 54 milioni di euro. E si prospetta, comunque, un continuo aumento.
Senza dubbio, il merito di questa eccellente performance va riconosciuto agli abbonamenti alle varie piattaforme, che rappresentano la fonte principale di ricavi (+28% rispetto al 2018).
Il comparto fisico declina
A soffrire principalmente di questo andamento sono soprattutto i supporti fisici, che nell’anno appena concluso avrebbero registrato un calo complessivo del 20% nelle vendite, andando ad occupare solo il 27% del mercato totale italiano.
Resiste però il vinile, mercato di nicchia, che – sempre stando al report pubblicato da Fimi per il primo semestre del 2019 – aveva guadagnato un +4,8%, ricoprendo il 31% di tutto il mercato dei supporti fisici.
Quali le abitudini di ascolto degli Italiani?
Oltre al trend generale del mercato discografico nel nostro Paese, è interessante capire quali sono le nostre abitudini di ascolto.
A tal proposito, l’IFPI ha pubblicato lo scorso 25/09/2019 il report “Music Listening 2019”, di particolare interesse per quel che riguarda le modalità di consumo di musica nelle fasce d’età comprese tra 16 e 64 anni nei principali 21 mercati del mondo.
Riguardo al mercato italiano è emerso che il repertorio locale rimane dominante (60,6%), seguito da rock (53,9%), cantautorato (48,9%) e soundtracks (31,9%).
Tra i più giovani (16 – 24 anni) spopola il genere hip-hop e rap (53,2%).
Lo streaming è diventato ormai il mezzo più diffuso per la fruizione dei contenuti audio anche tra le fasce d’età più grandi: il segmento ha segnato un incremento dell’8% sia tra i consumatori di età compresa tra i 45 e 54 anni (51%), sia tra quelli di età tra i 55 e 64 (40%).
In generale, il 57% consuma musica solo attraverso servizi di audio streaming. Le motivazioni? L’accesso immediato a un catalogo immenso (63%) e la possibilità di selezionare la musica preferita (53%). (G.S. per NL)