Con l’arrivo di settembre, Amazon è pronta a lanciare un nuovo servizio di musica in streaming da ascoltare senza limiti e senza pubblicità, sul modello dei collaudatissimi Spotify e Apple Music, per citare i due maggiori concorrenti.
Rileva, tuttavia, una possibile differenza che potrebbe rendere molto allettante l’offerta di Amazon: oltre alla versione da 10 dollari al mese, prezzo allineato a quello dei concorrenti (in Italia è lo stesso: 9,99 euro), vi sarà anche una versione scontata da 4 o 5 dollari, che sarà possibile utilizzare attraverso Echo, un altoparlante connesso a Internet che Amazon ha lanciato lo scorso anno. Ancora una volta, la strategia della società fondata da Jeff Bezos è di vendere servizi stand alone ma anche abbinati a proprio hardware, invogliando gli utenti con prezzi scontati, sottoponendo una proposta simile alle altre eppure al contempo dotata di caratteristiche che la rendono unica nel suo genere. Il lavoro più impegnativo per Amazon, adesso, è quello di stringere accordi con le etichette discografiche, perché disporre di un catalogo nutrito fa la differenza fra un servizio di streaming e un altro, prezzo a parte. La società possiede già un suo Amazon Music, legato all’abbonamento a Prime negli Usa (che comprende consegne in breve tempo per l’e-commerce + streaming video), ma appunto il catalogo è ancora da sistemare, soprattutto se dovrà competere con le migliaia di brani di Spotify. Una voluta costruita a la library, l’offerta a 5 dollari potrà ingolosire molti, sebbene si possa utilizzare solo con Echo. Quest’ultimo è un assistente domestico che risponde ai comandi che gli diamo con la voce, è in grado di dirci le ultime news, il meteo, i risultati delle partite, impostare la sveglia, fare ricerche e costa 180 dollari. Lanciato lo scorso anno, ha finora venduto 1 milione di unità, secondo quanto dichiarato dalla stessa Amazon, e i piani sono di venderne altri 3 milioni quest’anno, arrivando a 10 milioni l’anno prossimo quando le vendite saranno estese oltre gli Stati Uniti. Questo significa circa 1,8 mld di dollari (1,6 mld di euro) attesi di ricavi solo da Echo, ed ecco perché Amazon non esita fare una seconda offerta scontata a 4/5 dollari. A questo prezzo, tra l’altro, non esistono altre offerte di streaming musicale, giusto pacchetti di radio online, che però non permettono all’utente di scegliere i brani da ascoltare. È anche vero che la maggior parte degli abbonamenti di musica in streaming è utilizzata sui cellulari e qui si torna punto a capo, con un abbonamento che è pari a quello dei concorrenti. La differenza, quindi, la giocheranno il catalogo, come si è detto, e un paio di altri fattori. Intanto ci sono funzioni comuni a tutti i servizi a pagamento: l’ascolto illimitato e on demand, la mancanza di pubblicità e la possibilità di scaricare i brani per ascoltarli anche quando non si è connessi a Internet. Così anche la qualità audio non varia di molto fra le offerte. Carattere rilevante invece, sarà sempre più la capacità di offrire suggerimenti e musica ritagliati sulle preferenze dell’utente: ascoltando e salvando brani e artisti il sistema impara i gusti e poi propone nuova musica. Su questa funzione Spotify sta lavorando, ma la società svedese indipendente è stata lasciata indietro da un titano come Apple, che non sembra voler lasciare molto spazio ai rivali. Da Amazon c’è da attendersi altrettanto, visti i notevoli investimenti che ha messo in campo da tempo per targetizzare gli utenti.Il mercato dello streaming musicale sta crescendo enormemente. Lo scorso anno, secondo i dati della Ifpi (Federazione internazionale dell’Industria Fonografica), che rappresenta l’industria discografica mondiale, è cresciuto del 45,2%, arrivando a 2,9 mld di dollari (2,56 mld di euro). La parte più profittevole è ovviamente quella a pagamento, che ha generato oltre 2 mld del totale precedente, perché poi esistono i servizi supportati dalla pubblicità (YouTube ma anche lo stesso Spotify presenta versione gratuita molto limitata su cellulare) che nonostante i 900 milioni di utenti generano ricavi molto meno significativi. Gli abbonati ai servizi premium sono stati lo scorso anno 68 mln, in netto aumento rispetto ai 41 mln del 2014, per non parlare degli 8 mln rilevati nel 2010 quando si è cominciato a fotografare il settore.(S.F. per NL)