Brutto momento per l’OTT dello streaming on demand Spotify: a dispetto delle previsioni (lo streaming radio e tv è in crescita iperbolica), calano le fruizioni e gli artisti affamati annunciano guerra.
A dispetto delle previsioni, il Coronavirus non ha risparmiato neppure il settore musicale in streaming on demand. Essendo venuti meno due dei momenti abituali di ascolto di musica in streaming – vale a dire l’attività sportiva e il tragitto per andare a lavoro – anche i player SOD, adesso, stanno facendo i conti con la pesante crisi che stiamo attraversando.
Spotify vittima del virus
La piattaforma leader mondiale Spotify, ad esempio, ha avuto forti ripercussioni sugli ascolti da parte degli utenti. Nel nostro Paese, nel mese di febbraio, il servizio digitale di musica in streaming aveva realizzato una media di 18,3 milioni di stream giornalieri per le hit top 200. Dallo scorso 09/03/2020, giorno in cui è iniziata la quarantena a livello nazionale, il volume dei flussi streaming per la stessa classifica è calato a 14,4 milioni al giorno.
E con il passare del tempo la situazione sembra non migliorare. Martedì scorso, 17/03, si è infatti registrato un’ulteriore contrazione in termini di fruizione dei contenuti della società svedese. Nello specifico, l’ascolto delle 200 canzoni più popolari è diminuito del 23% rispetto ad una settimana prima.
Quadro fosco
Tuttavia, risulta difficile avere un quadro preciso del trend della piattaforma: Spotify, infatti, non rende pubblici tutti i dati relativi allo streaming dei brani. Per cui, nonostante sia un dato di fatto il calo registrato dalla classifica delle top 200, non è detto che il numero degli utenti sia ugualmente precipitato.
Mal comune mezzo gaudio
Ad essere sotto tiro, però non è solo l’Italia: anche altri Paesi europei come Spagna, Francia e Regno Unito sono finiti nel mirino del Covid-19. Non sono esclusi nemmeno gli Stati Uniti d’America, dove il player di Daniel Ek ha registrato lo scorso 17/03 un volume di flussi streaming della classifica delle prime 200 canzoni a quota 77 milioni (-14 mln rispetto alla settimana prima). È stato il numero più basso mai registrato negli USA dall’inizio dell’anno.
La questione delle royalties
Calo dello streaming a parte, in questa situazione molto delicata Spotify è chiamata ad affrontare anche un’altra problematica.
A fare sentire il proprio malumore sono anche gli artisti che, non avendo di fatto più entrate dai concerti live ormai vietati, avrebbero avanzato nei confronti della piattaforma la richiesta di triplicare le royalties, ossia gli introiti che Spotify e tutti gli altri servizi musicali di streaming on demand retrocedono agli artisti ed autori.
La questione appare spinosa, considerato che proprio la piattaforma guidata da Ek sarebbe finita al centro dell’attenzione per essere una di quelle che riconosce il compenso più basso agli addetti ai lavori (secondo quanto riportato da Italia Oggi pagherebbe poco meno di 3 euro ogni mille ascolti di un brano). (G.S. per NL)