Mentre al “Wall Street Journal” sono intenti a risistemare il quadro dirigenziale dopo la diaspora seguita all’acquisizione, quest’estate, da parte di Murdoch (foto), il magnate australiano guarda già oltreoceano. E’ notizia di ieri, infatti, l’acquisto di una quota azionaria pari al 14,56% della prima televisione satellitare tedesca, Premiere Tv. Per 287 milioni di euro (pagati in contanti), Murdoch ha rilevato il totale della quota azionaria appartenente alla società di tv via cavo Unitymedia, dichiarandosi entusiasta per l’acquisizione (a 17,50 euro per azione), poiché, dato l’“enorme potenziale di sviluppo in Germania”, “era questo il momento giusto per investire”. Certo, il proprietario della News Corporation non è una nuova conoscenza del settore televisivo tedesco: proprio di Premiere Tv, di fatti, era stato azionista anni fa, quando l’emittente apparteneva ancora al gruppo Kirch. Murdoch ha, poi, definito la Germania “il più importante Paese europeo dove investire” e, dato il suo fiuto per questo genere d’affari, c’è da giurarci. In una nota pubblicitaria apparsa in questi giorni sui maggiori quotidiani europei con lo slogan “Da sei decenni sfidiamo tutti i luoghi comuni”, infatti, (in Italia, sul “Sole 24 Ore” e il “Corriere della Sera”) il tycoon ha ripercorso le tappe fondamentali della sua ascesa, che lo ha portato a possedere il più grande impero editoriale del mondo. Dai tempi dell’“Adelaide News”, acquisita nel 1954 per pochi spicci ed a cui gli esperti davano al massimo un anno di vita, a quelli del “Sun” di Londra (1969), passato nell’arco di qualche lustro da 600 mila a 3 milioni di copie vendute, sono molti i casi emblematici che il magnate ricorda. Ultimo, nonché fulcro e motivo della fitta campagna pubblicitaria, il “Wall Street Journal”. Molti afecionados sostengono che il quotidiano economico più blasonato d’America muterà il proprio dna. “Questa è una promessa”, risponde provocatoriamente Murdoch, la cui intenzione pare quella di avvicinare il formato del giornale a quello del “New York Times”, trasformandolo in un foglio più generalista di modo da attirare una fascia di lettori più ampia e, conseguentemente, un maggior numero di investimenti pubblicitari. Testimone di questo cambiamento ne è il cambio della guardia ai vertici della società: andati via l’amministratore delegato Richard Zannino e l’editore Gordon Crovitz (oltre ad un buon numero di cronisti), si sono insediati due uomini di fiducia dell’entourage della News Corp.: Les Hilton, presidente della News Corp. International e Robert Johnson, già direttore del “Times” di Londra, anch’esso appartenente all’impero. Il Wall Street Journal cambierà completamente, dicono i più nostalgici ma, date le esperienze pregresse, questo non sembra un dato preoccupante. (Giuseppe Colucci per NL)