Lunedì Richard Zannino, presidente di Dow Jones, e Rupert Murdoch hanno raggiunto l’accordo: 5 miliardi di dollari e 60 dollari per azione, circa il 67% in più rispetto a quando, ad aprile, la trattativa aveva preso il via. L’intesa per la vendita del pacchetto azionario di maggioranza del “Wall Street Journal”, quindi, c’è, il Consiglio d’Amministrazione di Dow Jones, convocato ieri sera eccezionalmente, ha ribadito il proprio assenso alla conclusione dell’affare; persino la Borsa americana sembra darlo già per scontato, tant’è che ieri, spinta anche dai buoni dati sull’inflazione e sui conti trimestrali di titoli come Coca Cola e Merril Lynch, ha superato la soglia record di 14 mila punti dell’indice Dow Jones. Manca solo un tassello, quindi, quello certamente più importante ma, per la prima volta dall’inizio della trattativa, il sì dei Bancroft sembra essere vicino, molto vicino. La famiglia detentrice del 64% dei voti in Consigli d’Amministrazione, da sempre contraria alla vendita delle azioni del Wsj a “Mister Media” (il Wsj ha un’impronta conservatrice ma ha sempre mantenuto un’obiettività super partes, cosa che non fa parte del dna di Mr. Murdoch, i cui media seguono una sorta rigida logica aziendale), sembra vicina a cedere il passo; soltanto Lesile Hill, che possiede il 15% dei voti, sarebbe ancora contraria all’accordo e starebbe cercando (invano) di convincere il magnate dei supermarket, Ron Burkle (già tirato in ballo alcuni giorni fa circa un possibile accordo per creare una cordata alternativa guidata da Brad Greenspan, fondatore di MySpace), a superare l’offerta di Murdoch. Ma Burkle non pare proprio essere in grado di superare l’offerta di 5 miliardi. Tutto, in sostanza, pare condurre in un’unica direzione: quella che porta il Wall Street Journal nelle mani dello “squalo”, Rupert Murdoch. “L’economia è il futuro dell’informazione”, aveva detto in modo lapidario il tycoon australiano, poco tempo fa. Dopo essersi impadronito dell’informazione sportiva, in tutto il mondo, il Wsj è proprio quello che gli serviva per fare man bassa anche dell’informazione economica. Se l’economia è il futuro dell’informazione, perciò, Murdoch, a 76 anni suonati, pare essere il futuro dell’economia. E anche dell’informazione. (Giuseppe Colucci per NL)