Multipiattaforma. Sky-Mediaset: dietro l’accordo per l’integrazione delle piattaforme c’è di più?

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Accordo Sky-Mediaset più ampio di quanto annunciato? Secondo gli analisti di Piazza Affari così potrebbe essere.
In Borsa il titolo Mediaset ha beneficiato sensibilmente (+6,4%) dell’annuncio dell’operazione con Sky, che consentirà agli OTT della pay tv italiana di rafforzare le difese verso l’onda d’urto dei servizi di streaming video on demand (SVOD) Netflix e Prime (Amazon).
Il deal Sky-Mediaset, infatti, non solo pone fine alle reciproche contestazioni degli scorsi anni (ospitalità dei canali free di Mediaset sulla piattaforma pay di Sky), ma consente ai player di integrare le rispettive veicolazioni secondo quello che è il must della tv 4.0: la multipiattaforma, l’unica soluzione che garantirà la sopravvivenza commerciale ed editoriale nel lasso di tempo (15 anni) che ci separa da un mondo totalmente IP.

La joint venture Sky-Mediaset consentirà quindi, da una parte, a Sky di ospitare, attraverso i mux DTT di Mediaset, altri contenuti rispetto a quelli oggi trasmessi sul digitale terrestre con le autorizzazioni per fornitore di servizi di media audiovisivi (FSMA) con annessi appetibili LCN già rilevati; dall’altra, permetterà al Biscione di veicolare Premium sul bouquet sat di Murdoch.
Tuttavia, come dicevamo in apertura, l’asse Sky-Mediaset potrebbe essere più articolato, disponendo il player tv della famiglia Berlusconi di un’opzione per cedere a Sky, entro i mesi di novembre-dicembre 2018, una newco in cui nel frattempo sarebbero state fatte confluire le attività dell’area Operation Pay di Premium.

Secondo gli analisti di Equita “l’accordo e’ molto positivo per Mediaset“, considerato che determinerà ricavi ulteriori nell’ordine di 70 mln di euro (che potrebbero salire a 90 mln in caso di ricomprensione delle re-trasmission fees) già dal 2019.
Tuttavia gli stessi consulenti manifestano qualche timore in ordine alle prospettive di sviluppo del mercato pubblicitario, ancora incerto, e alla presenza nel capitale di Mediaset del 29,9% di Vivendi, con la quale è in corso un contenzioso giudiziario dagli esiti più che incerti e che potrebbe essere in procinto di trasferire una quota del 20% della partecipazione (in Mediaset) in un trust in modo da rispettare i vincoli di concentrazione nel Sistema Integrato delle Comunicazioni (SIC), visto che il gruppo di Vincent Bolloré controlla il 23% di Telecom Italia (di cui risulta essere anche azionista di fatto). Va però detto che anche Telecom Italia è oggetto di complessi possibili avvicendamenti, considerato l’intervento destabilizzante del fondo USA Elliott. Insomma, l’affare è positivo per entrambi i contraenti, ma il settore di riferimento è ancora troppo magmatico per poter tirare delle somme definitive. (E.G. per NL)

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