Giampiero Mughini, poliedrico ed eccentrico scrittore, editorialista ed opinionista tv di successo ha recentemente dichiarato di non essersi mai sentito davvero un giornalista. Anzi, c’è di più: secondo il guru dei tifosi juventini tele-dipendenti il mestiere del giornalista non significherebbe proprio nulla, dal momento che “Indro Montanelli ed un cronista oscuro di provincia che si occupa di ospedali e delle questure non hanno nulla in comune”. Su questo nulla da obiettare, ma da qui a sostenere che il giornalista è un falso mestiere, ce ne corre… Specie se a sostenerlo è un personaggio che ha dedicato trent’anni della propria vita a questa professione. “Ma sì, scrivo sui giornali, e allora?” – tuona Mughini contro l’inviato di ItaliaOggi che lo interroga riguardo al suo scontro non solo dialettico con i vertici dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio – “Sono cose che faccio per conto mio, in base alla mia creatività”. E ancora. “L’Ordine è solo capace di chiedere un obolo di 100 euro ogni gennaio, non vi ho mai avuto niente a che fare”. Parole dure, pesanti come macigni, nei confronti della corporazione (già molto criticata; come tutti gli ordini professionali, del resto) cui Mughini apparteneva da trent’anni e cui ora, probabilmente per sempre, non apparterrà più. Il giornalista (pardon, l’editorialista, scrittore, opinionista, creativo di successo, ecc. com’egli stesso si definisce) era stato già sospeso, alcuni mesi fa, dalla professione, per essere apparso, in qualità di testimonial, in una pubblicità di un noto operatore italiano di telefonia mobile, ma, a dispetto della diffida, aveva continuato a scrivere con noncuranza i propri editoriali e le proprie rubriche su “Panorama” e non solo. A questo punto, l’Ordine del Lazio, oggetto di continui attacchi e punzecchiamenti da parte di Mughini ha deciso di “cassarlo” definitivamente dall’albo, con buona pace dell’interessato, il quale si è dichiarato totalmente indifferente alla sanzione, non avendo “nulla di cui rendere conto a loro”. Mughini, da giornalista (ops, scusate il lapsus…), aveva avuta una carriera già piuttosto frastagliata: tra i fondatori de “il Manifesto”, ne aveva abbandonato le fila dopo appena tre giorni dalla fondazione per incompatibilità con i colleghi; aveva, allora, diretto “Lotta Continua” (in quanto, tra gli accesi protagonisti di quella stimolante esperienza era l’unico titolato per farlo, essendo già iscritto al tanto odiato Albo) con un bilancio di soli tre mesi di direzione, 26 querele e 3 condanne a carico. Poi, aveva giustamente abbandonato la direzione. Quindi, collaborazioni con “Paese sera”, “L’Europeo” e, appunto, “Panorama”. Ora, dopo 29 anni di giornalismo, Giampiero Mughini non è più un giornalista, a tutti gli effetti. Ma, certo, resta un “editorialista, scrittore, opinionista, creativo di successo”. (Giuseppe Colucci per NL)