Il Consiglio dei Ministri della scorsa settimana ha approvato in via preliminare i due regolamenti di riorganizzazione del Ministero dello Sviluppo economico, che prevedono l’accorpamento degli ex Ministeri delle Comunicazioni e del Commercio internazionale, con forti semplificazioni procedurali e riduzioni di strutture e di costi. Come già anticipato, le Direzioni generali verranno accorpate in 4 dipartimenti e ridotte da 22 a 16, mentre la dotazione organica scenderà dagli attuali 4.674 a meno di 4.000 unità, con una riduzione di 700 dipendenti. Lo staff di diretta collaborazione passa dalle precedenti 348 unità alle attuali 270, mentre entro dicembre 2008 saranno liberate 4 sedi e 2 uffici minori con un risparmio di 7,6 milioni di euro per spese di locazione e gestione degli immobili. Ad essere sfrondate, per quanto concerne il Dipartimento delle Comunicazioni, saranno alcune D.G. le cui competenze saranno assorbite da quelle superstiti, mentre, allo stato, è ignoto che fine faranno i numerosi funzionari in esubero. Indiscrezioni raccolte da questo periodico vorrebbero una forte limitazione delle competenze tecniche centrali (già ridotte a mere attività “d’indirizzo” verso gli altri organi) a favore di quelle periferiche. In pratica, secondo quest’ottica, le D.G. residue romane si dovrebbero occupare di questioni prettamente giuridico-amministrative in stretto coordinamento con Agcom (oggi esiste una sostanziale sovrapprosizione di competenze, con effetti deleteri per le istruttorie), mentre le questioni tecniche dovrebbero essere trattate dagli uffici periferici guidati (ma non comandati) da un organo di coordinamento (probabilmente ex Segretariato Generale). Ancora ignota, tuttavia, la connotazione giuridica degli Ispettorati, anche se pare aver riscosso un certo gradimento l’ipotesi di organizzazione economica-finanziaria quali agenzie regionali. Un duro compito, quindi, quello che attende il sottosegretario al Dipartimento Comunicazioni Paolo Romani, chiamato urgentemente a rispondere alle esigenze del mercato e al controllore UE a riguardo delle anomalie del settore radiotelevisivo italiano con risorse umane e finanziarie risicate.