Curioso che di queste faccende ne abbia parlato solo questo periodico. Strano, perché la questione dovrebbe interessare tutti, ma proprio tutti, gli operatori radiotelevisivi e soprattutto le loro rappresentanze.
Comunque sia, il sasso nello stagno pare abbia avuto il suo effetto. La patata bollente sembra abbia cominciato a saltare di mano in mano e che quanto prima arriverà in fondo alla catena umana, all’ultimo dei referenti. Quello, cioè, che potrebbe scottarsi più di tutti. Sempre che, nel frattempo, non si sia raffreddata. La patata, s’intende.
L’ultimo articolo che abbiamo dedicato alla vicenda è risultato tra quelli pubblicati uno dei più clickati nelle ultime due settimane (a proposito, a breve sarà online il nuovo layout di NL, radicalmente mutato, con funzioni interattive per facilitare la trattazione diffusa di argomenti e la ricerca di informazioni correlate). Un motivo, evidentemente, ci sarà per cotanta lettura.
Tra i vari commenti espressi (più o meno equamente distribuiti tra concetti generali del tipo “gli ispettorati se lo sono cercati/meritati” e “è una precisa volontà politica non avere controlli efficaci sul territorio”), meritevole di nota è il pezzo pubblicato da Comliguria (il megafono telematico attivato dai funzionari di un I.T.), che di seguito riportiamo.
“Nel primo “notizie dalla periferia” davo conto di un possibile taglio dei fondi per le missioni ai danni dell’Ispettorato. La notizia è stata anche ripresa da Newsline in questo articolo. I rimborsi per le missioni sono un punto dolente degli Ispettorati da anni: questo ulteriore taglio si aggiunge alla grottesca situazione dei fondi per gli accertamenti in conto terzi (ad esempio per le ispezioni di bordo, ma anche per l’emittenza radio-TV e altre attività), in cui assistiamo a soldi che vengono versati da privati per avere un servizio, e poi scompaiono nel bilancio dello stato per arrivare (se arrivano) solo dopo anni nelle tasche di chi il servizio lo eroga. Il risultato è che ci sono funzionari che anticipano somme considerevoli solamente per far andare avanti il lavoro e non far inferocire chi paga.
Ma torniamo all’attualità. Dopo alcuni giorni le voci sono diventate certezza: addirittura il nostro direttore (facente funzioni da circa un anno, dato che nessuno ritiene evidentemente importante dotare gli Ispettorati di un dirigente a tutti gli effetti) sarebbe stato posto di fronte ad un aut-aut del tipo: soldi non ce ne sono e non si sa se arriveranno, quindi se autorizzi le missioni superiori alle 8 ore (quelle che attivano il diritto al rimborso del pasto), poi dovrai risponderne personalmente.
Di fronte ad un simile atteggiamento, la direzione ovviamente non può che rispondere limitando la durata delle missioni. La nostra RSU ha deciso di replicare con questo comunicato. Io cercherò semplicemente di ragionare su cosa ciò può significare in termini di servizio e di spesa.
Scenario 1: parto la mattina per individuare e risolvere un problema interferenziale ai danni di un servizio qualunque (telefonia mobile, emittenza radio-TV, ma anche pubblica sicurezza o aeronautica…). Arrivo sul posto con un viaggio che può durare ore, a seconda della distanza e del mezzo che uso. Mi metto alla ricerca della sorgente dell’interferenza, ma scatta l’orario in cui devo tornare assolutamente se non voglio “sforare” il limite imposto dalle 8 ore. Dovrò quindi tornare il giorno dopo o chissà quando per finire il lavoro.
RIsultato in termini di servizio: il problema, magari risolvibile in giornata, è rimandato a data da destinarsi.
Risultato in termini di economia: faccio risparmiare all’amministrazione (e quindi a tutti i contribuenti) al massimo i 22 euro del mio rimborso pasto; in compenso faccio spendere almeno il doppio di carburante, autostrada e usura del mezzo.
Scenario 2: sono impegnato in una complessa operazione di compatibilizzazione che coinvolge svariate emittenti radio-TV, magari altri organismi istituzionali o addirittura un’amministrazione straniera (a noi succede, siamo sul confine). Sul più bello delle misure, annuncio: “scusate, dobbiamo mollare tutto perchè devo rientrare nelle 8 ore”.
Risultato in termini di servizio: non solo non finisco il lavoro, ma ci faccio anche una figuraccia da “fannullone”.
Risultato in termini di economia: come nello scenario 1, con l’aggravante che faccio spendere soldi anche ad un imprecisato numero di altri soggetti pubblici e privati.
Da noi le nuove disposizioni hanno suscitato posizioni diverse nei tecnici: c’è chi dice che per finire il lavoro e non fare figure poco felici si adatterà a mangiare con il solo buono pasto (7 euro), restando anche oltre le 8 ore. Altri sostengono che il compito di assicurare il servizio è dell’amministrazione e non dei singoli, perciò si limiteranno a conformarsi alle direttive… E’ in atto un dibattito dai toni piuttosto accesi, in cui ognuno ha ragioni da vendere. Non è questo il punto. Non dovremmo essere costretti a discutere di queste cose. Nel sopraccitato articolo di Newsline si parla di Ispettorati che rappresentano una palla al piede più che organismi di servizio e controllo. E’ vero, esistono. Così come ne esistono altri che in tutte le maniere cercano di mandare avanti il lavoro. Ma certe politiche sembrano essere fatte apposta per portare tutti allo stesso livello: il più basso. Non ne conosco il motivo, anche se non credo ci siano ragionati tentativi di fermare l’attività di controllo (non facciamo così paura), ma semplicemente la volontà di tagliare tutto il possibile per farsi belli con il Ministero dell’economia, senza nessuna considerazione circa le reali conseguenze. Ieri carburante, pedaggi autostradali, manutenzione dei mezzi e degli strumenti, oggi le missioni, domani chissà… nessuna pianificazione, nessun complotto. Brunetta però sarà felice di arruolarci nel suo esercito di fannulloni.