Mr. Schmidt è stato chiaro: Google è “amico” della carta stampata

Il chief executive di Mountain View ha chiarito la posizione di Google News durante l’annuale meeting delle Newspaper Associations of America. Ma il dubbio degli editori rimane: chi ci guadagna da Google News? San Diego, California. Ieri, martedì 7 aprile, il chief executive di Google Eric Schmidt ha affrontato – non si può dire altrimenti – gli editori di tutto il mondo durante l’annuale meeting della Newspaper Associations of America. Come spiega il New York Times online, la questione è sempre la stessa: chi ci guadagna dal servizio di gestione delle notizie di Google News? Mr. Schmidt è stato chiaro: Google è “amico” della carta stampata. team google - Mr. Schmidt è stato chiaro: Google è “amico” della carta stampataGli editori o Google? Soprattutto nell’attuale momento di crisi internazionale, caratterizzato dal crollo parziale o definitivo di alcune testate (tra queste annoveriamo l’Inquirer, il Daily News e il Chicago Sun Times), nonché dalla recente svendita dell’edificio del New York Times come estrema soluzione ad una ripresa economica tanto ambita, editori e consulenti di tutto il mondo puntano il dito sulla società di Mountain View. L’accusa è quella di aver maturato un indubbio successo (forse) a spese delle testate di tutto il pianeta. Schmidt ha risposto insistendo sul fatto che l’utilizzo di titolo e frammenti di notizie sia del tutto legale, spiegando inoltre che le opportunità offerte dalla tecnologia (cellulari inclusi: Google News contiene anche la sezione mobile) sono il caposaldo del loro operato che di fatto consente alle imprese editoriali di competere in un settore nel quale non tutti sembrano autonomamente capaci di farlo. All’interpretazione di Schmidt hanno fato seguito le dure parole del consulente di iMedia Advisory, Jim Chisholm, che si è comunque dichiarato sorpreso di come molti editori abbiano abbassato la guardia nei confronti di Google, probabilmente consapevoli di come sia (apparentemente) facile acquisire popolarità e lettori inserendo il proprio periodico telematico nei database di Google. Ha chiuso la diatriba il presidente dell’Associated Press, William Dean Singleton, mostrandosi favorevole all’idea di istituire delle apposite licenze per gestire l’utilizzo di fonti e articoli in Google News. La questione è naturalmente complessa, ma i risvolti sono tuttavia molto chiari: Google la fa da padrone su internet e gli editori faticosamente rinunciano all’idea di aumentare il proprio bacino di lettori con l’ausilio della grande G. Che poi Google ci guadagni potrebbe essere una questione del tutto trascurabile. Del resto, i click sulle home page dei quotidiani di tutto il mondo aumentano anche a grazie al sistema di Mountain View, attraverso il quale gli editori possono garantirsi un maggior numero di inserzionisti. Dunque, chi ci deve guadagnare? Una regolamentazione chiara che consenta una ripartizione equa degli introiti potrebbe essere l’unica soluzione possibile. Ma attenzione: è cosa nota che Google “diriga il traffico” molto bene in rete, ma che debba imporre dei parametri all’architettura web dei siti d’informazione (trattasi dei requisiti minimi richiesti per l’inserimento della propria testa online nella sezione News) potrebbe essere troppo. (Marco Menoncello per NL)

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