ROMA (Reuters)
Fallaci, 77 anni, era malata da tempo di tumore. Ricoverata per una crisi una decina di giorni fa, la scrittrice è spirata all’1.05 di questa notte nella clinica della sua città natale, a causa di un collasso cardiocircolatorio terminale.
La famiglia ha fatto sapere, attraverso un comunicato, che i funerali si terranno in forma riservata, ha detto il direttore sanitario. Non sono stati rivelati né il luogo, né la data della cerimonia.
Inviata internazionale, Fallaci viveva tra l’Italia e gli Stati Uniti. Tra i suoi libri più noti, tradotti in numerose lingue, figurano “Lettera a un bambino mai nato”, del 1975, “Un Uomo”, del 1979, “Insciallah”, del 1990.
“E’ morta una grande italiana … che ha condotto una vita piena di passione, piena di amore, … che ha scosso i nostri sentimenti con (i suoi) libri”, ha commentato Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere, oggi alla guida del Sole 24 Ore, che con la scrittrice ha collaborato spesso.
“Si può essere d’accordo o non d’accordo con Oriana Fallaci, ma non si può non dire che era una grande scrittrice … e una donna coraggiosa”.
Con Oriana Fallaci, ha scritto in un messaggio ai familiari il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scompare “una giornalista di fama mondiale, autrice di grandi successi editoriali, appassionata protagonista di vivaci battaglie culturali, ammirevole nella strenua lotta contro il male che l’aveva colpita”.
Per il presidente della Camera Fausto Bertinotti, si è spenta una “illustre personalità della letteratura e del giornalismo italiano e protagonista del dibattito culturale sui temi del mondo contemporaneo”.
Dalla Cina, dove è in visita ufficiale con una delegazione italiana, anche il presidente del Consiglio Romano Prodi si è unito al cordoglio per la scomparsa della scrittrice, ricordando che, pur non concordando con le analisi esposte negli ultimi libri, le sue opinioni “sono sempre state acute e ci hanno obbligato a pensare”.
Nella sua lunga carriera da giornalista, Fallaci riuscì a intervistare vari leader mondiali, fra i quali il capo della resistenza palestinese Yasser Arafat, il primo ministro israeliano Golda Meir, il padre della rivoluzione iraniana Ayatollah Ruhollah Khomeini, il primo ministro indiano Indira Gandhi e il segretario di Stato Usa Henry Kissinger.
Della sua intervista con la giornalista toscana, Kissinger disse che era stata “la più disastrosa conversazione che ho mai avuto con un membro della stampa”, dopo che la Fallaci era riuscita a mettere alle strette il capo della diplomazia statunitense, tanto da fargli ammettere che la guerra in Vietnam era “inutile”.
Proprio quel conflitto, però, che la donna seguì come inviata di guerra per il settimanale Europeo, fu l’esperienza che le permise di emergere come una fuoriclasse della penna a livello internazionale, firmando articoli e reportage sagaci che contribuirono a farne uno dei nomi più in vista dell’universo giornalistico italiano.
Negli ultimi anni, e in particolare dopo gli attentati di New York dell’11 settembre 2001, Fallaci è stata al centro di polemiche per le sue posizioni radicali contro l’Islam e il mondo arabo.
Nel suo penultimo libro, “La forza della ragione” (2004, seguito lo stesso anno da “Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse), la scrittrice ha messo a nudo il suo odio, scrivendo che, negli ultimi 20 anni, i terroristi islamici hanno fatto 6.000 vittime in nome del Corano, e concludendo che, in generale, la fede musulmana “semina odio al posto di amore e schiavitù al posto di libertà”.