L’offerta radiofonica digitale via etere aumenta di giorno in giorno (anche se per ora solo nelle grandi città) e gli editori si preoccupano: la lista delle stazioni sull’autoradio si allunga continuamente e la polverizzazione dell’ascolto cresce. Si tratta di un processo trasversale a tutti i media, che fino ad ora aveva escluso solo la radio (via etere), ma di cui bisogna prendere atto, adottando le necessarie contromisure.
Esempi
Magari guardando anche a quanto accaduto alla carta stampata e alla tv.
L’offerta ai tempi del digitale
Per esempio, tra qualche giorno, con l’attivazione di nuovi mux, le stazioni ricevibili a Milano, tra FM e DAB, arriveranno a 130-140 unità. Nulla rispetto alle oltre 100.000 presenti nel solo aggregatore di flussi streaming radiofonici TuneIn, beninteso.
… e dell’analogico
Ma nemmeno paragonabile al ristretto numero (poche decine) di emittenti dell’era esclusivamente analogica.
La tv
Se per la radio l’offerta (molto più) ampia è certamente una novità, non altrettanto si può dire non solo per il web (dove è un fenomeno naturale), ma anche per la televisione digitale televisiva terrestre.
Erano 300, giovani e forti. E sono morti
Piattaforma nella quale ciascuno di noi è abituato a liste di oltre 300 canali. Magari col refarming della banda 700 MHz un po’ meno, ma quello è un effetto contingente, in attesa dell’adozione del T2 che amplierà nuovamente gli spazi disponibili.
Ma la verità sostanziale è differente
Eppure, sia online che sul DTT i contenuti che seguiamo sono sempre le solite poche decine. I siti di informazione che ogni utente consulta non superano mediamente i cinque e i canali che ciascuno frequenta sulla tv non raggiungono la trentina.
L’offerta e i menu personali
Perché? Per due ordini di motivi: uno spontaneo, l’altro indotto.
Il processo selettivo protettivo
Il primo riconduce ad un processo selettivo automatico tipico dell’era digitale. In poche parole, si tratta di un’azione di riduzione di tipo protettivo che la nostra mente attua al cospetto di una quantità di informazioni che non può gestire.
Le scorciatoie
Il secondo si riferisce a facilitazioni che nella tv possono essere elenchi preferenziali (liste LCN che favoriscono i numeri più bassi), suggerimenti, brand noti (e dotati di autorevolezza), oppure a identificativi strategici o evocativi (e quindi stuzzicanti). Mentre nel web, naturalmente, lo spoglio consegue alla mediazione dell’algoritmo di Google.
Chi è già passato sotto le forche
Guardando all’esperienza passata, dopo un periodo di sbandamento conseguente al passaggio dall’analogico al digitale (ancorché non scevro da dolorose conseguenze), il sistema tv si è assestato, trovando nuovamente un suo equilibrio.
Chi c’era vent’anni fa e chi c’è oggi
La stessa cosa è accaduta col passaggio della carta stampata all’online: per il 70%, le testate maggiormente seguite sul web sono le stesse che dominavano il mercato dell’informazione prima del nuovo millennio.
Prendere atto. E prendere contromisure
L’aumento dell’offerta non può essere contrastata, ma gestita. Come? Intervenendo sui contenuti per intercettare correttamente le esigenze dell’utenza e lavorando su brand, identità, confezione e comunicazione.
Senza cercare riserve indiane
Non certamente limitando l’offerta. Perché così facendo si spingerà solo l’utente nelle braccia di chi poi riuscirà, comunque, a raggiungerlo.