E’ tornato alla ribalta Luciano Moggi (foto), il protagonista assoluto dello scandalo che poco più di un anno ha assalito il calcio nostrano. O forse non se n’era mai andato Big Luciano, considerando le continue apparizioni televisive (sulle reti nazionali i primi tempi, come opinionista su reti private più recentemente) e le collaborazioni con quotidiani a tiratura nazionale.
E’ tornato con un libro, questa volta, presentato a Milano mercoledì scorso. Il titolo, provocatorio e un po’ da sceneggiata napoletana, è “Un calcio nel cuore”, edito da edizioni Tea e scritto a sei mani, in collaborazione con Enzo Bucchioni e Mario D’Ascoli. L’opera, che narra le vicissitudini di “Calciopoli”, prima e dopo lo scandalo che ha investito Moggi, la triade e la Juventus (oltre che, in tono minore, altre società), mette le vicende che tutti i giornali, i Tribunali e le televisioni hanno descritto, nella prospettiva di Luciano Moggi: i fatti visti da lui, questo è il senso del libro. E i fatti visti da lui, per ovvie ragioni, tendono a differire in maniera sostanziale dai fatti visti nella prospettiva dei giudici che hanno giudicato lui (per lo scandalo degli arbitri, non ancora per quello della Gea) ed il club del quale era direttore generale. Secondo Moggi la vera lobby sarebbe un’altra (e questo lo sostiene da sempre), lui avrebbe fatto tutto solo per proteggersi, per pararsi le spalle, a lui “si possono imputare una serie di articoli 1 (articolo del Codice della giustizia che regola la lealtà, la correttezza e la probità, ndr), quello della slealtà, che è poi il comportarsi normale nel mondo del pallone e in quello del commercio. Uno tenta di scavalcare gli avversari con la furbizia non con l’illecito. In pratica, questo il calcio”. Questo è il calcio, visto dagli occhi di Moggi. “Tra gli intercettati ci sono anche Gianni Petrucci, che è rimasto ai vertici del Coni, e Franco Carraro, che occupa ancora prestigiosi incarichi in Uefa e Fifa. Non capisco.”, prosegue l’ex d.g. bianconero.
In occasione della conferenza stampa, il buon Luciano ha pensato bene di scaricare larga parte del suo rancore nei confronti di stampa e istituzioni (ree, a suo, dire d’averlo abbandonato ed etichettato come l’unica mela marcia del sistema) sul povero inviato della “Gazzetta dello Sport”, Francesco Ceniti. Colleghi presenti mercoledì mattina a Milano riferiscono, infatti, di una “chiacchierata” amichevole tra la stampa e Moggi, con domande abbastanza soft e risposte facili facili per l’intervistato. L’unico, a quanto pare, ad averlo stuzzicato, è stato proprio Ceniti, che lo ha provocato parlando delle sue presunte responsabilità nella vicenda, a cominciare dalla storia delle schede telefoniche che sarebbero state comperate in Svizzera e regalate ad arbitri e dirigenti della Figc (notizia su cui Moggi, forse con autogol, ha dato conferma per la prima volta). Questa è stata la risposta data al “povero” cronista: “Il suo giornale si è sostituito ai tribunali, ha titolato <