Assoprovider durante tutto il governo Prodi ha costantemente stimolato lo staff del Ministro delle Comunicazioni affinché venissero finalmente messe in atto alcune autentiche liberalizzazioni in grado di rimuovere le caste, le oligarchie ed i privilegi che popolano il settore delle telecomunicazioni e di liberare finalmente tutto il potenziale dei nuovi piccoli imprenditori del settore. Ma nonostante le promesse i risultati sono stati deludenti ed è per questo che ci auguriamo che il prossimo governo, almeno sappia ridurre il numero dei Ministri e riporti le funzioni del Ministro delle Comunicazioni (come originariamente previsto dalla riforma Bassanini) entro quelle del Ministro dello Sviluppo Economico.
Quello che ha reso la situazione ancora più paradossale è la netta sensazione, avvalorata da alcuni fatti concreti, che viceversa i funzionari a vario livello del Ministero abbiano compreso che la giustificazione dell’esistenza di questo Ministero sia nel sostenere concretamente con la loro attività, il processo di liberalizzazione e apertura alla concorrenza.
Alcuni esempi dell’immobilismo politico a cui abbiamo assistito in questi mesi sono:
1) l’assenza di direttive chiare e precise sulle modalità con le quali le PA locali avrebbero dovuto operare se volevano adoperarsi per una riduzione del digital divide sul loro territorio, ed il risultato è stato che, con risorse provenienti dalla fiscalità pubblica o con risorse provenienti dalle municipalizzate (mediante la riscossione delle bollette), molte PA hanno finanziato iniziative nel settore delle TLC che hanno e/o stanno gravemente danneggiando il mercato delle TLC alterando indebitamente la concorrenza tra i vari operatori.
2) la mancata abolizione del patentino installatori (D.M.314) una norma anacronistica che rende illegittime TUTTE le installazioni di ADSL in Italia, e che unica al mondo prevede un meccanismo dove la competenza si acquisisce per “osmosi”, in pratica il patentino non si ottiene in base al possesso di titoli professionali, ma tramite “prossimità” con altri patentati, una norma che puzza di casta lontano mille miglia.
3) il mancato utilizzo del Wimax per infrastrutturare le zone digital divise, infatti nonostante i proclami la gara alla fine è stata strutturata solo per fare cassa e non ha voluto agevolare in alcun modo gli ISP regionali. Assoprovider aveva proposto l’assegnazione delle licenze ad un unico operatore che gestisse in modo razionale la pianificazione delle infrastrutture, evitando così inutili duplicazioni, e a cui fosse consentita esclusivamente la rivendita all’ingrosso e, contestualmente, la liberazione di ulteriori frequenze per il broadband wireless, come garanzia di una vera soluzione del digital divide.
4) la mancata istituzione di un catasto delle infrastrutture utilizzabili dagli ISP per infrastrutturare velocemente e con bassi investimenti il paese, Assoprovider ha più volte dichiarato che senza un corretto ed efficiente utilizzo delle risorse disponibili in mano alle PA centrali e locali, le infrastrutture TLC continueranno ad avere elevati ed artificiosi gradini finanziari di ingresso in pratica un affare riservato a pochi “amici” in grado di spremere a piacimento gli utenti. Se a ciò aggiungiamo che in compenso il Ministro ha bloccato in parlamento ogni tentativo di fare abbassare a valori prossimi al costo industriale, come la legge prevederebbe, il canone delle adsl naked, di fatto danneggiando lo sviluppo del VoIP, riteniamo che la frittata sia completa e servita.