Milleproroghe: lasciate a piedi le radio locali. Provvidenze per l’editoria KO già per il 2009. Editori infuriati

Visto che fine fanno i facili entusiasmi di coloro che pendono dalle labbra dei governanti dalle promesse facili? Era da ottobre dello scorso anno che lo scrivevamo e ripetevamo che sarebbe finita male con gli annunciati tagli alle provvidenze per l’editoria.

E invece le rappresentanze delle radio locali, che ora cercano di gestire gli associati infuriati, anziché attuare un efficace fuoco di sbarramento politico, come invece avevano fatto gli editori della carta stampata, pensavano a ringraziare (sic!) quel ministro e ad osannare quell’altro segretario che dicevano loro di star tranquilli, che tutto sarebbe andato bene. Sì, si è visto come è finito tutto.  ‘È ovvio che un minimo di sacrifici andavano fatti", ha dichiarato all’esito della seduta alla Camera il relatore per la commissione Bilancio Massimo Polledri (Lega Nord), commentando la decisione di azzerare, a partire dal 2009, le provvidenze editoriali a favore delle radio locali disposta con le modifiche alla legge di conversione del DL 194/2009 (cd. Milleproroghe) approvata oggi. La modifica al testo originario ha ristabilito il diritto soggettivo ai contributi che era stato cancellato con l’ultima Finanziaria e sono così stati rinnovati i finanziamenti alle testate di partito, di cooperative, associazioni no profit e minoranze linguistiche, per le quali il contributo riferito al 2009 sarà pari al 100% a quello dell’anno precedente, mentre, dopo una prima esclusione, sono state ricomprese anche le emittenti di partito. Dura, ma ormai poco utile, la reazione dell’opposizione: "Siamo al paradosso: per salvare 80 giornali e per rinviare un intervento razionale sui fondi dell’editoria il governo ha deciso di sottrarre risorse all’emittenza locale e ad altri mezzi di informazione", ha dichiarato il responsabile comunicazioni del PD Paolo Gentiloni. studio%20radiofonico(1) - Milleproroghe: lasciate a piedi le radio locali. Provvidenze per l'editoria KO già per il 2009. Editori infuriati"Una guerra tra poveri inaccettabile e che non ci ha consentito un voto favorevole a un provvedimento che pure avevamo fortemente richiesto e su cui le opposizioni si sono astenute". Proteste dure sono state rappresentate anche dalle segreterie nazionali dei sindacati confederali delle comunicazioni Slc/Cgil, Fistel/Cisl, Uilcom/Uil che, in una nota congiunta, hanno definito l’emendamento  ”Un provvedimento che va a colpire i soggetti piu’ deboli del settore solo per ricavare pochi milioni di euro". ”Alla vigilia del rinnovo del contratto collettivo di lavoro del settore radio tv private – hanno spiegato i sindacati – siamo fortemente preoccupati per le gravi ripercussioni dal punto di vista occupazionale, in un settore gia’ pesantemente messo in difficolta’ dalla crisi del mercato pubblicitario e dalla contemporanea fase di transizione al digitale”. ”Esprimiamo la piu’ ferma contrarieta’ a tale intervento e chiediamo che i fondi sottratti gia’ a valere sul 2009 siano ripristinati” hanno concluso le organizzazioni sindacali di settore che ”ritengono necessario un confronto a brevissimo con il Governo, che preveda il coinvolgimento di tutte le parti interessate”. Dichiarazioni eco da Giorgio Merlo (PD), vicepresidente della commissione parlamentare di Vigilanza RAI: ”Il pianeta variegato dell’editoria non e’ per niente al sicuro. Persistono troppe zone d’ombra che il ripristino del cosiddetto diritto soggettivo contenuto nel milleproroghe non cancellano affatto. Il punto e’ chiaro: o si sostiene e si supporta realmente il pluralismo dell’informazione nella sua interezza -televisiva, radiofonica e carta stampata- oppure il settore sara’ progressivamente impoverito e distrutto”. ”La vera partita adesso si gioca nella riforma dell’interno settore con una attenzione precisa e puntuale al comparto delle radio, completamente abbandonato alla deriva dal provvedimento del governo”, ha osservato l’esponente del PD. Ora la legge di conversione approvata dalla Camera passerà all’esame del Senato, ma, anche considerato il ridotto lasso di tempo a disposizione (entro il 28/02 il decreto legge dovrà essere convertito pena la decadenza), le probabilità di un ripristino dei fondi per le radio paiono remote. Le emittenti locali, salvo colpi di scena, paiono così aver perso il treno che trasportava la riduzione del 50% dei costi delle utenze telefoniche, il rimborso del 40% delle spese sostenute per le utenze elettriche e i collegamenti satellitari e il rimborso del 60% dei costi dei canoni di abbonamento delle agenzie di informazione radiotelevisiva. (A.M. per NL)

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