Il Times di Londra lo ha definito “la spia in ufficio”, la maggioranza dei sindacati britannici si è pronunciata assolutamente contraria, i lavoratori lo temono anzitempo (è opportuno considerare infatti che l’eventuale approvazione di un brevetto richiede, in questo caso particolare, tra i 3 e i 5 anni dalla data di presentazione dello stesso, ndr). Nel mirino della stampa tecnologica si troverebbe un ingegnoso software, progettato dal team di Microsoft, in grado di interpretare il comportamento d’ufficio di un qualsiasi dipendente – meglio chiamarlo malcapitato – al fine di mostrare, alla società richiedente, dei valori di produttività. Si tratta di una sorta di monitoraggio psico-fisico dell’individuo, efficace per distinguere chi fa il proprio dovere, chi al contrario potrebbe perdere tempo prezioso. La notizia ha seminato naturalmente il panico, soprattutto tra sindacati e lavoratori, che hanno condannato il prodotto sulla falsa riga di un Grande Fratello “orwelliano”, un occhio che tutto vede e sa, come succede nel popolarissimo romanzo “1984”. Altre pesanti critiche al progetto di Microsoft sono giunte dal Commissario all’Informazione del Regno Unito, contrario a qualunque tecnologia che preveda tra le sue applicazioni il monitoraggio umano descritto (le rilevazioni infatti riguarderebbero il battito cardiaco, la temperatura corporea, i movimenti, le espressioni facciali e la pressione del sangue). Anche la Camera di Commercio britannica ha espresso molto chiaramente il suo disappunto, sottolineando come un sistema di questo tipo, possa minare profondamente il rapporto di fiducia costruito e solidificato negli anni tra imprenditori e dipendenti. Ma ciò che più preoccupa l’opinione pubblica è quella piccola parentesi (perché ormai sembra solo una mera parentesi) chiamata privacy, apparentemente calpestata in questo caso, sebbene al vertice di Microsoft venga dichiarato l’opposto: “E’ importante inoltre evidenziare che la privacy è una delle maggiori priorità per Microsoft. Le nostre maggiori priorità nel campo della privacy includono infatti temi legati al consenso, all’accesso, alla sicurezza, alla protezione e al trasferimento dei dati, aspetti che possono essere sempre più garantiti attraverso l’innovazione tecnologica, la cooperazione a livello industriale e una regolamentazione appropriata”, queste sono state le parole di Horacio Gutierrez di Microsoft Corporation, con le quali avrebbe placato i lettori sospettosi del Times, sempre più convinti che “privacy” sia solo una voce del contratto, di cui progressivamente si rischia di perdere il significato primario. (Marco Menoncello per NL)