E’ in corso un sommerso braccio di ferro tra gli editori radiofonici locali e quelli nazionali in tema di indagini d’ascolto. In realtà, sarebbe più corretto parlare di braccio d’argilla, visto che è scontato chi la spunterà.
Oggetto del contendere è la modalità di rilevazione dell’audience radiofonica. Nel merito, i grandi operatori vorrebbero uno strumento evoluto dal punto di vista tecnologico, quale (ma non necessariamente) il software MediaCell Radiometrics (Ipsos) da installare su un campione nazionale di smartphone (nel caso citato stimato in 4000 unità). I piccoli editori, viceversa, ritengono che la particolare polverizzazione dell’ascolto radio non sarebbe adeguatamente valorizzata da un numero di rilevatori che, per questioni economiche, non potrebbe essere particolarmente ampio (anzi – ad avviso delle stazioni locali – già l’ipotesi Ipsos sarebbe eccessivamente costosa), sicché spingono per la preservazione del consueto (ed antico) metodo Cati. Salvo un (improbabile) intervento dirimente di Agcom, la questione sarà decisa sulla scorta delle esigenze del mercato (cioè dei big spender della pubblicità e dei centri media), che già nel recente passato ha dimostrato di non gradire il compromesso tipicamente italiano delle due misure.