da Stampa Democratica.it
La trasmissione del 27/05 comprenderà una ampia intervista a Benedetta Tobagi, figlia di Walter (nella foto, il corpo). La segnalazione ci viene dalla collega Valeria Collevecchio della redazione cronaca del TG3.
da Franco Abruzzo.it
UNA TESI SU WALTER TOBAGI.
Elisa Martinelli, Tesi/Informazione e Terrorismo di sinistra in Italia (1970-1980). La figura di Walter Tobagi – Università degli Studi di Milano Bicocca – Facoltà di Sociologia – Laurea in Storia del Giornalismo – Relatore prof. Francesco Abruzzo – Correlatore prof Giorgio Grossi. (Tesi discussa il 18 dicembre 2007).
SINTESI
1) INTRODUZIONE DELL’ ARGOMENTO.
L’idea di condurre un’indagine sul rapporto tra terrorismo e informazione durante gli “anni di piombo” prende principalmente spunto dall’interesse personale maturato durante il mio percorso universitario. Il periodo in esame, infatti, oltre a costituire uno dei momenti più drammatici della storia del nostro Paese, rappresenta per i giornalisti italiani un’occasione di profonda riflessione sugli aspetti deontologici della professione e, più in generale, per il mondo dell’informazione nazionale un significativo momento di crescita, di cui uno dei principali esempi è sicuramente stato Walter Tobagi.
2) PRESENTAZIONE SCHEMATICA DELLA STRUTTURA della TESI.
L’indagine si articola principalmente in due fasi: nella prima parte si analizzano le relazioni tra l’eversione terrorista e i mezzi di comunicazione; nella seconda parte, più specifica, viene presentata e analizzata la figura professionale e sindacale di Walter Tobagi, facendo particolare riferimento al suo modo di analizzare gli avvenimenti correlati al terrorismo.
3) TERRORISMO COME ATTO COMUNICAZIONALE.
Il percorso di ricerca ha avuto inizio con il tentativo di definire il concetto di terrorismo, problema di non facile risoluzione. Dopo aver confrontato le principali fonti scientifiche al riguardo si è deciso di compiere un cambiamento di prospettiva, scegliendo di porre l’accento non sull’atto in sé o sulle sue caratteristiche “tecniche”, ma sulla sua valenza simbolica, ovvero la valenza comunicativa intrinseca in ogni atto terroristico. Secondo questa prospettiva adottata nel corso dell’intera ricerca ciò che distingue un qualsiasi atto violento da un atto terroristico è lo scopo comunicativo: la vittima dell’atto stesso è infatti un messaggio e non un fine. Se pensiamo anche a fatti terroristici recenti, infatti, non possiamo non sottolineare l’estrema interdipendenza tra il fatto in sé e l’industria della notizia. Alla luce di questa definizione, il ruolo dei mezzi di comunicazione diventa fondamentale nell’analisi del fenomeno terrorista, che deve quindi essere profondamente esperito anche in termini di strategia comunicazionale.
4) LO STUDIO DEL TERRORISMO DI SINISTRA IN ITALIA: UN’ANALISI ORGANIZZATIVA.
Partendo dalla suddetta definizione, utilizzando ricerche di tipo sia qualitativo che quantitativo (storie di vita dei brigatisti e interviste in profondità ai principali protagonisti della lotta armata questionari demografici) offerti dalla letteratura scientifica in materia, si è scelto di analizzare il fenomeno del terrorismo di sinistra attraverso un’ indagine organizzativa. Lasciando solo sullo sfondo la successione storico-cronologica degli avvenimenti, questo tipo di approccio, pone al centro dell’analisi il gruppo terroristico come organizzazione politica, sociologicamente intesa. Lo studio condotto cerca di integrare i tre livelli di analisi della sociologia classica (macro-meso-micro), l’organizzazione è considerata come un soggetto attivo, inserito in network di relazioni e interdipendenze sia con il sistema sociale che con gli individui che le compongono. Questo tipo di studio mette in luce le dinamiche sottese alla nascita, al funzionamento e alla conclusione del ciclo di violenza politica che ha interessato l’Italia nel decennio in esame.
5) IL MONDO EDITORIALE e RADIOTELEVISIVO DAL 1970-1980.
Per contestualizzare il rapporto tra i mezzi di comunicazione e il terrorismo si è passato in rassegna gli avvenimenti che si sono verificati nel panorama del mondo dell’informazione italiana; molto schematicamente viene analizzata l’esplosione della pubblicistica di sinistra, la nascita di due grandi testate (Repubblica e il giornale) la vicenda del Corriere della sera, la riforma radiotelevisiva.
6) IL RAPPORTO TRA TERRORISMO e INFORMAZIONE.
Nel terzo capitolo, attraverso una sorta di rassegna stampa del periodo, si cerca di ricostruire il rapporto tra le azioni terroriste e i mezzi di comunicazione, rapporto che, in estrema sintesi, si articola in tre diversi momenti:
· Il primo periodo, compreso tra il 1970 e il 1976, è contraddistinto dalla “propaganda armata” che il gruppo eversivo intende ottenere tramite le proprie azioni, alla quale corrisponde un sostanziale “strabismo” da parte dei mezzi di comunicazione che rifiutano la matrice rossa della violenza politica e ne sottovalutano l’effettiva pericolosità.
· Nella seconda fase, collocabile tra giugno 1976 e marzo 1978, in seguito agli omicidi del procuratore Coco, al ferimento e all’uccisione di diversi giornalisti entrati nel mirino della violenza terroristica e al rapimento Moro, si verifica una presa di coscienza da parte dei professionisti del mondo dell’informazione nei riguardi della natura e della gravità del fenomeno terrorista.
· Durante il terzo periodo, che ricopre l’arco temporale che va dal 1978 al 1980, il giornalismo italiano avvia un’analisi introspettiva per sottrarsi al ricatto terroristico e, al contempo, per darsi delle regole deontologiche.
7) WALTER TOBAGI.
Dopo aver ricostruito il contesto sociale e politico del tempo e aver descritto in generale le reazioni della carta stampata di fronte all’eversione terrorista di sinistra, si è presentato l’esempio di Walter Tobagi; la scelta è motivata dall’originalità del suo modo di leggere il fenomeno e la modernità dell’atteggiamento intellettuale e umano nella guida del sindacato di categoria, caratteristiche che l’hanno messo tanto in evidenza da farne un tragico e simbolico bersaglio della violenza terrorista.
7A) IL GIORNALISTA.
Il quarto capitolo è dedicato all’analisi degli scritti giornalistici di Walter Tobagi e della sua breve ma prestigiosa carriera. In particolare, ci si è concentrati su quella parte della sua produzione che riguarda più da vicino il fenomeno terroristico, cercando di mettere in evidenza soprattutto gli aspetti metodologici che hanno fatto del suo lavoro un contributo innovativo.
(il metodo storico; ruolo formativo del giornalista nel particolare contesto degli anni di piombo-percezione immediata della matrice rossa del terrorismo- il collegamento del terrorismo con la fabbrica- la stampa come vero quarto potere, “cane da guardia” nei confronti della politica; importanza della libertà di stampa; rispetto assoluto della deontologia professionale; trattazione della notizia non in chiave emozionale; no dietrologie)
7B) IL SAGGISTA.
I saggi di Tobagi sono oggetto del quinto capitolo. Nell’ambito di questa disamina viene approfondito il volume sulla figura di Mario Borsa, maestro ideale del giornalista del “Corriere”. Si è poi trattato nello specifico il saggio riguardante la storia del movimento marxista-leninista, che costituisce il presupposto teorico dell’acume intellettuale con cui Tobagi interpretava nel quotidiano le azioni delle organizzazioni terroristiche e che lo differenziava dalla maggior parte dei colleghi.
7C) IL SINDACALISTA.
Il sesto capitolo affronta l’esperienza sindacale di Walter Tobagi dagli esordi fino alla costituzione e al consolidamento di Stampa Democratica. La passione e l’autorevolezza con cui portava avanti le battaglie per l’indipendenza della categoria cui apparteneva fecero di lui un personaggio di primo piano del panorama sindacale dei giornalisti.(tutela delle minoranze – introduzione del sistema proporzionale- contraddizioni insite nella figura del giornalista (libero professionista e dipendente di una casa editrice collegata a potentati economici- separazione dei poteri- pubblicità delle fonti contro le fughe di notizia- posizioni anti-concentrazioni editoriali: libertà di stampa tutelata solo attraverso la diversificazione delle proprietà dei mezzi di comunicazione).
7D) CONCLUSIONI. “Voler capire per poter spiegare”.
Svariati sono gli aspetti dell’opera e della personalità di Walter Tobagi che costituiscono ancora oggi una preziosa eredità. Il suo “voler capire per poter spiegare” è un approccio metodologico valido per un giornalismo oggettivo capace di interpretare la complessità degli avvenimenti. D’altro canto, le battaglie condotte da Tobagi per il conseguimento dell’indipendenza della categoria giornalistica devono servire da pungolo per mantenere alta la guardia nei confronti delle sfide che il mondo dell’informazione deve affrontare alla luce dei profondi cambiamenti culturali, economici e tecnologici entro i quali si trova ad operare.
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