Mediaset poco mossa dopo via libera Consiglio Stato a Sky su DTT

Mediaset poco mossa in borsa, come il settore europeo, all’indomani della via libera del Consiglio di Stato alla partecipazione di Sky alla gara per l’assegnazione delle frequenze televisive derivanti dalla digitalizzazione delle reti analogiche.
"Il titolo non reagisce perchè la notizia era attesa", dice un analista. Ieri il Consiglio di Stato ha risposto al ministero dello Sviluppo Economico che chiedeva un chiarimento sull’applicazione del principio di reciprocità tra stati in materia radiotelevisiva ossia sulla possibilità che un soggetto extra-comunitario (e quindi Sky Italia, controllata dal gruppo Usa News Corp) possa controllare il capitale di un operatore di rete televisiva che utilizza frequenze terrestri. SKY potrà quindi partecipare, salvo sorprese, alla gara a "beauty contest" per l’assegnazione delle frequenze (multiplex) in digitale terrestre. Il Consiglio ha stabilito che i criteri definiti dall’Agcom per l’assegnazione dei diritti delle frequenze, che consentono la partecipazione di Sky Italia, sono giustificati dal diritto nazionale e comunitario e che un intervento restrittivo del Ministero lederebbe "il principio di separazione fra politica e tecnica" (ambito che spetta all’authority, titolare di un potere regolatorio neutrale). "A ben vedere si tratterebbe di un intervento manipolativo delle condizioni che solo l’Agcom può stabilire". Nel 2010 la Commissione europea aveva già legittimato Sky Italia a partecipare alla gara per le frequenze del digitale terrestre a condizione che trasmissioni siano in chiaro, avendo il gruppo una posizione dominante nella Tv a pagamento. "Il principio di reciprocità è incompatibile con il diritto comunitario, che vieta ogni discriminazione basata sulla nazionalità e si fonda sulle libertà di circolazione delle persone e dei capitali, sulla libertà di stabilimento e su quella di presatzione dei servizi", dice il Consiglio. "In questa chiave le imprese comunitarie, che possono essere anche imprese straniere che, mediante l’esercizio del diritto di stabilimento, si sono radicate nel territorio europeo, non possono essere considerate persone giuridiche straniere". (Reuters)

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