(Franco Abruzzo.it) – New York, 11 febbraio 2009. Fuga da Washington: con la crisi dell’editoria che impone tagli drastici nei giornali, i media tradizionali suonano la ritirata dai palazzi della capitale, lasciando il campo libero a blog, testate on-line, newsletter super-specializzate. Un nuovo rapporto del Project for Exellence in Journalism ha fotografato un quadro in cui sono sempre meno i reporter nella capitale in grado di fare le bucce all’azione dei governo. “I media di nicchia coprono gli alberi, non la foresta. Il giornalismo investigativo non è nelle loro corde”, ha detto Tom Rosenstiel, il direttore dell’organizzazione che ha presentato il rapporto.
Alla sua prima conferenza stampa, lunedì sera alla Casa Bianca, il presidente Barack Obama ha reso omaggio al cambiamento accettando una domanda di Stan Stein, 26 anni, reporter di Huffington Post, uno dei più influenti organi di informazione via Internet. Ma la tendenza al ‘vecchio’ in ritirata è emerso con ancor più chiarezza dal rapporto del Project for Excellence in Journalism: solo 32 testate in rappresentanza di 23 stati americani avevano nel 2008 un ufficio di corrispondenza nella capitale, meno della metà delle presenze negli anni Ottanta. Mentre Climate Wire, una newsletter che si occupa di cambiamenti climatici nata l’anno scorso, oggi ha dieci dipendenti a Washington, più dei giornali del gruppo Hearst.La crisi dell’editoria ha imposto alle catene Newhouse e Copley di chiudere l’anno scorso gli uffici. Cox – sei giornali locali in Georgia, North Carolina, Texas, Florida e Ohio – farà lo stesso in aprile. Newsday, che aveva 15 giornalisti nel 2000, oggi ne ha solo uno. Time e Newsweek hanno nella capitale rispettivamente 14 e 20 dipendenti, la metà rispetto al 1985. Dimezzati anche i ‘bureau’ dei tre network Abc, Nbc e Cbs: 110 a quella data, solo 51 oggi.Dean Baquet, capo dell’ufficio di Washington del New York Times, un giornale che ha mantenuto al pari del Wall Street Journal la sua presenza nella capitale, ha stigmatizzato la ritirata perché “concentra la conoscenza nelle mani delle lobby che vogliono influenzare come si vota”. La crescita è stata altrove, tra pubblicazioni che si chiamano Energy Trader o Food Chemical News – le newsletter con staff a Washington sono aumentate del 61 per cento mentre le riviste di settore sono
cresciute di un quarto – e tra la stampa estera: la BBC, con uno staff di 50 persone è di un terzo più grande di quattro anni fa mentre al Jazeera, da poco arrivata, ha 105 dipendenti.
In totale sono rappresentate a Washington 796 testate da 113 paesi, contro 507 da 79 paesi nel 1994. Ma anche se i giornali e le tv straniere servono un vasto pubblico in patria – ha spiegato Rosenstiel – difficilmente hanno il tipo di accesso nei palazzi della capitale che permette di fare scoop a livello nazionale. (ANSA).