Media. Reuters Digital News Report 2024: troppe news. E il pubblico le rigetta, cercando analisi critiche

Reuters Digital News Report 2024

Secondo il rapporto Reuters Digital News Report 2024 il pubblico sta rifuggendo dalle notizie per via dell’eccesso delle stesse (news storming).
Scende la fiducia nell’informazione (anche se in misura minore di quella verso i giornalisti). Cala anche l’utilizzo dei social per informarsi e si cercano sempre di più fonti critiche sui fatti importanti, anche attraverso un giornalismo emozionale e specialistico.
Google e Facebook sono stati presi alla sprovvista dall’Intelligenza Artificiale di OpenAI e stanno cercando di correre ai ripari, ma secondo gli esperti il danno è fatto: siamo vicini ad un great platform reset che riscriverà tutte le regole del gioco. E chi è diventato rapidamente un gigante, potrebbe sgretolarsi altrettanto velocemente.

Sintesi

Il Reuters Digital News Report 2024 attesta che la fiducia nel giornalismo è scesa al 40%, cioè 4 punti percentuali in meno rispetto al tempo del Coronavirus.
L’eccesso di informazione stordisce l’utenza e spinge a non leggere; nonostante ciò, in Italia c’è meno preoccupazione per la disinformazione.
Da noi il 32% degli intervistati ha ascoltato podcast nell’ultimo mese, il 39% ha condiviso notizie attraverso social media e chat (Facebook e WhatsApp in testa). Tuttavia, la tendenza appare in calo rispetto al 2023 (in particolare scende l’utilizzo di FB per informarsi).
L’82% degli italiani legge notizie tramite smartphone e solo il 13% si affida esclusivamente alla carta stampata.
Agli editori va solo il 15% dei ricavi pubblicitari digitali; il resto finisce a Google e Facebook.
Stagnazione degli abbonamenti alle notizie: solo il 17% degli intervistati ha dichiarato di aver pagato per accedere alle notizie.
La sensazione è che il pubblico cerchi sempre più punti di vista critici, anche attraverso un giornalismo specialistico ed emozionale, che non favorisce discussioni (dalle quali ormai il pubblico rifugge), ma espone prospettive (cosa che – per ora – algoritmi e IA non possono fare).
Ma siamo vicini ad una great platform reset, con una completa riscrittura di metodi di somministrazione cui siamo stati abituati da 20 anni a questa parte.

Cala l’interesse per le news

Il rapporto Reuters Digital News Report 2024 evidenzia un marcato declino dell’interesse per le notizie in Italia, con la fiducia generale nell’informazione che rimane stabile al 34%, ma con una netta diminuzione (10%) nella quota di italiani che pagano per le notizie online.

Sfiducia nell’informazione

Il trend riflette una tendenza globale, accentuata dai recenti conflitti in Ucraina e Medio Oriente, che potrebbero aver influito sull’attenzione del pubblico e sulla sfiducia nell’informazione (come detto, solo 1/3 degli intervistati si fida delle fonti).

Quel che vuole il pubblico

Il pubblico vuole “notizie che offrano prospettive diverse, nuove e originali sui temi di attualità”.

Reuters Digital News Report 2024

Secondo l’analisi Reuters Digital News Report 2024 (qui per consultare), condotta in 47 paesi, fino al 39% degli intervistati ammette di evitare spesso le notizie, con aumenti significativi della tendenza registrati in Brasile, Spagna, Germania e Finlandia (+3% rispetto all’anno precedente).

Fiducia nel giornalismo al 40%

Nonostante ciò, la fiducia nel giornalismo è rimasta costante rispetto all’anno scorso (40%, quindi superiore di 6 punti percentuali rispetto a quella l’informazione in generale), ma ha subito una diminuzione di quattro punti dal picco registrato durante la pandemia di Coronavirus.

Stagnazione abbonamenti

La pressione sull’editoria si è intensificata con la stagnazione degli abbonamenti alle notizie: solo il 17% degli intervistati ha dichiarato di aver pagato per accedere alle notizie, mentre molti lettori sono restii a farlo o preferiscono approfittare di sconti.

Pay per news: questione di reddito?

Ma le percentuali sono differenziate (come prevedibile) in funzione della disponibilità economica: il rapporto ha esaminato un campione di 20 paesi ad alto reddito, evidenziando che Norvegia (40%) e Svezia (31%) registrano la percentuale più alta di lettori che pagano, mentre Giappone (9%) e Regno Unito (8%) sono tra i più bassi.

Lo smartphone principale strumento per informarsi

Con una certa sorpresa, dal rapporto è emerso che in Italia il 32% degli intervistati ha ascoltato podcast nell’ultimo mese, mentre non stupisce che il 39% condivida stabilmente le notizie attraverso social media, chat ed e-mail, con una predominanza di piattaforme come Facebook e WhatsApp, sebbene in calo rispetto all’anno precedente. Altrettanto prevedibile il fatto che l’82% degli italiani legge le notizie tramite smartphone, device centrale nell’ambiente connesso, sia per la somministrazione di testo che di audio e video.

Solo il 13% si affida ancora alla stampa cartacea

Nel frattempo, l’uso delle fonti cartacee continua a diminuire, con solo il 13% degli italiani che si affida ancora alla stampa (-3% rispetto all’anno precedente). Parallelamente, il settore dei giornali continua a lottare con un significativo calo delle vendite (-37% dal 2019 al 2023) e un esodo degli inserzionisti verso altre piattaforme (ovviamente online).

Cala la tv, si stabilizza l’online

La televisione lineare ha visto una riduzione della sua penetrazione del 4% (ora al 65%), mentre il 69% degli italiani fruisce stabilmente delle notizie online (-1% rispetto all’anno precedente).

Pubblicità online dominante

La pubblicità online raggiunge il primato con il 58%, scavalcando la televisione (29%) e la carta stampata (5%), anche se il rapporto sottolinea che questo non sia ancora sufficiente a risollevare le sorti del settore dell’informazione, oramai in crisi.

Agli editori solo il 15% dei ricavi pubblicitari digitali. Il resto a Google e Facebook

Gli editori tradizionali guadagnano solo il 15% dei ricavi pubblicitari digitali, mentre la maggior parte dell’introito va a piattaforme OTT come Alphabet/Google e Meta/Facebook (85%).

Tendenze

Il panorama mediatico italiano, storicamente dominato dalla televisione e con una stampa tradizionale influente, è ora in fase di profonda trasformazione: i grandi editori stanno cedendo le loro testate storiche mentre i nuovi media digitali sfidano con determinazione i player consolidati.

Frequenza di informazione

L’interesse per l’informazione sembra essere minore tra le donne, che però si fidano di più delle fonti e prediligono social e tv, al contrario degli uomini più orientati a siti ed app specifiche di news (che però appaiono in diminuzione generalizzata).

Giovani, meno abbienti e meno istruiti meno attratti dalle news

Analogo minore interesse per le news si registra tra i più giovani (che sono essenzialmente concentrati sui social) e tra il pubblico con minori livelli di reddito e istruzione, “e chi si colloca politicamente al centro o evita di identificarsi”.

Approvvigionamento informativo

Nonostante ciò, in generale, la consultazione delle notizie tra gli italiani è frequente: il 63% accede alle informazioni giornalistiche più volte al giorno, mentre solo il 4% si informa meno di una volta alla settimana o mai.

Informazione intermediata

Nel dettaglio della fruizione, il 49% degli intervistati preferisce accedere alle notizie tramite motori di ricerca, social media o aggregatori come Google News, che raccolgono contenuti da diverse fonti. Nonostante un iniziale aumento, l’uso dei social media per accedere alle notizie ha visto un rallentamento dopo il picco del 2020.

Italiani meno preoccupati per la disinformazione

E’ preoccupante che nel nostro paese ci sia meno preoccupazione per la disinformazione rispetto ad altri Paesi, con gli italiani che si sentono meno in difficoltà nel distinguere tra notizie affidabili e false sui social media e le piattaforme di messaggistica.

Preoccupa TikTok

TikTok emerge come la piattaforma più problematica per quanto riguarda la gestione dei contenuti (ed il controllo di fake news ed abusi in generale) seguita da Twitter e Facebook.

Great platform reset

Tuttavia, l’aspetto forse più rilevante del Reuters Digital News Report 2024 è contenuto nella seguente affermazione: “I nostri dati suggeriscono che siamo all’inizio di un cambiamento tecnologico che sta portando una nuova ondata di innovazione nell’ambiente delle piattaforme, presentando sfide per le aziende tecnologiche dominanti, l’industria dell’informazione e per la società”.

Non solo video

Prospettiva che si evidenzia anche dal fatto che “il 4% utilizza solo video online” per informarsi: “la maggior parte impiega un mix di testo, video e audio”. La multipiattaforma per scelta e non per imposizione, in definitiva. (M.L. per NL)

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