“La televisione si conferma ancora il mezzo con la maggiore valenza informativa, sia per frequenza di accesso anche a scopo informativo, sia per importanza e attendibilità percepite”.
Così si legge nel rapporto stilato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (di cui abbiamo fornito anticipazione tempestiva nei giorni scorsi), realizzato sulla base di dati riferiti al 2017 e raccolti da Gfk Italia. Oggetto dell’indagine è il sistema d’informazione in Italia: quali sono i principali mezzi di comunicazione che i cittadini utilizzano per informarsi? L’analisi ci mette di fronte al fenomeno di “cross-medialità”, che caratterizza ormai la c.d. “dieta informativa” degli italiani: oggi il fabbisogno d’informazione viene soddisfatto grazie alla combinazione di diversi media, che interagiscono tra loro. In questo scenario, il primo dato che emerge dallo studio è che “la quasi totalità della popolazione italiana accede ai mezzi di comunicazione anche al fine di informarsi e oltre l’80% dei cittadini accede all’informazione regolarmente (tutti i giorni). Solo una nicchia di italiani (circa il 5%) non si informa affatto”.
Come si evince dal grafico sopra riportato, tra la pluralità di media di cui i cittadini oggi dispongono, la tv si colloca al primo posto con il 68,8% di utenti che la utilizzano ogni giorno per scopi informativi. Questa, dunque, rimane ancora il miglior mezzo per accedere alle notizie e resiste con un suo bacino di utenza esclusiva (circa l’8% della popolazione). Internet si colloca al secondo posto – sempre per frequenza di accesso quotidiana a fini informativi – con il 41,8%. La radio si aggiudica il terzo posto (24,6%); i quotidiani, infine, benché consultati per informarsi tutti i giorni da meno del 20% di individui, raggiungono ancora livelli di accesso non eccessivamente distanti da quelli di Internet e della radio.
Con riferimento a Internet, che si sta consolidando quale fonte primaria per la fruizione di informazioni, l’Agcom approfondisce le nuove dinamiche relative al consumo di notizie in rete. In particolare, il report individua tra i principali canali di accesso online le c.d. “fonti algoritmiche” (social network e motori di ricerca), consultati dal 54,5% della popolazione; per contro, le “fonti editoriali” (siti web e app di editori, tv, radio locali e nazionali) raggiungono solo il 39,4%. Sebbene i motori di ricerca e i social network abbiano un ruolo predominante nella nostra società, la loro attendibilità è nettamente inferiore rispetto a quella delle fonti tradizionali: meno del 24% di chi li consulta, infatti, li ritiene affidabili.
Ad usare Internet come portale d’informazione sono soprattutto i minorenni: circa il 55,8% di loro utilizza i social per questo scopo.
Tirando le somme, la nostra società dispone di una vastità di mezzi per ricevere un’informazione accurata e approfondita su qualsiasi argomento. Eppure il rischio di incappare nella disinformazione è alto. Questo sembrerebbe essere un paradosso, di cui l’Agcom spiega le cause: “Il 2017 è stato l’anno dell’emergere di fenomeni patologici quali quello delle cd. fake news, e più in generale della disinformazione veicolata sempre più spesso attraverso le nuove piattaforme online”.
Queste ultime, infatti, fungono da intermediari per l’accesso all’informazione online da parte degli utenti; accesso che, però, molto spesso è frutto dell’incidentalità e casualità nella scoperta di notizie. La diretta conseguenza è che il soggetto non ha piena consapevolezza circa la natura e la provenienza dell’informazione, inoltre tende a fruire dei contenuti in maniera frammentaria. Il rischio, rilevato anche dall’Autorità, è che dilaghi un consumo di informazione sempre più superficiale e distratto da parte degli individui, i quali recepiscono le informazioni in maniera carente e approssimativa. (G.S. per NL)