Lo dicono tutti: correlazione non implica causalità, a meno di credere che la diminuzione delle persone che muoiono cadendo dalle barche da pesca sia davvero la causa del minor numero dei matrimoni nel Maine. Ma, a volte, il rapporto causa-effetto esiste e la domanda che ci poniamo è se il continuo calo delle copie di quotidiani venduti in Italia sia da mettere in relazione con l’appena annunciato e preoccupante downgrade dell’indice di libertà di stampa (Press Freedom Index) nel nostro paese.
Press Freedom Index
L’indice della libertà di stampa è una statistica annuale elaborata da Reporters Without Borders sulla base di un questionario che per ciascuna nazione prende in considerazione 33 indicatori quali il numero di opinioni differenti che compaiono sui media, l’autocensura dei giornalisti, l’indipendenza dei mezzi di comunicazione, il quadro legislativo e molti altri ancora.
Cinque classi di nazioni
Il risultato è un punteggio compreso tra 0 e 100, dove le nazioni che ottengono oltre 85 punti si possono considerare come dotate di una stampa abbastanza o molto libera, mentre quelle che si situano sotto i 55 presentano problemi concreti.
Italia in discesa
I dati appena pubblicati vedono per l’Italia un calo preoccupante: la nostra nazione figura ormai al cinquantottesimo posto (su 180), in discesa rispetto alla quarantunesima posizione dell’anno precedente.
Nessuno giornalista in prigione
Possiamo comunque tirare un sospiro di sollievo: secondo l’organizzazione nessun giornalista è attualmente in prigione (per quanto ha scritto o affermato).
Benchmark
Abbiamo innanzitutto provato a creare una breve tabella storica limitatamente a Italia, Francia e Regno Unito. Osservandola possiamo notare come negli anni tra il 2017 e il 2022 Regno Unito e Francia abbiano migliorato la propria posizione.
Nazioni problematiche
Viceversa, l’Italia è riuscita quasi a finire nel gruppo delle nazioni problematiche (nota: per rendere comprensibile il grafico abbiamo ovviamente indicato il complemento a 100 rispetto all’indice).
Diffusioni quotidiani
Al fine della comparazione con Francia e Regno unito abbiamo selezionando tre testate per ciascuna nazione, pubblicazioni che riteniamo possano ritenersi indicative per prestigio o numero di copie vendute.
L’andamento. Non tanto lento
Come chiaramente visibile l’andamento della diffusione (tiratura o copie vendute non cambia molto) in Italia è molto preoccupante e lo è ancora di più quando messo fianco a fianco con le altre nazioni.
Francesi alla riscossa
Il grafico relativo ci aiuta a chiarire le idee. I quotidiani francesi hanno visto un’accelerazione delle vendite dopo la pandemia e questo è particolarmente vero per Le Monde, testata tradizionalmente progressista di proprietà di Xaviel Niel, creatore e CEO di ILIAD. Maglia nera globale per la testata fondata da Eugenio Scalfari.
Causa-effetto
Esiste dunque il rapporto causa-effetto ? Per farci un’idea abbiamo messo in grafico un indicatore medio di diffusione delle testate prese in considerazione (a sinistra) affiancandolo al “Press Freedom Index” relativo allo stesso periodo e le stesse nazioni. Lasciamo libero il lettore di trarre le proprie conclusioni.
Conclusioni
Una cosa resta certa: in nessuna delle nazioni prese in considerazione i numeri sono depressi come in Italia, come testimoniato dalla linea grigia, la più bassa per entrambi gli indicatori che abbiamo analizzato.
Di tutto un po’ (poco)
Pochi lettori della carta stampata e poca libertà di stampa in Italia: correlati o meno questi due fatti appaiono purtroppo incontrovertibili. (M.H.B. per NL)
Fonte dei dati utilizzati per questo articolo:
Italia: adsnotizie.it
Francia: ACPM.fr
Regno Unto: Audit Bureau of Circulation