Julien Mosse (Outbrain): “Come i consumatori che hanno adottato un consumo più consapevole e responsabile durante questa crisi, gli inserzionisti pubblici e privati devono comprendere più che mai l’impatto delle loro scelte sul settore e più in generale sull’economia locale”.
Modelli di business a prova di futuro
Non sorprende che l’enorme calo dell’attività economica globale durante la pandemia da Covid-19 sia pronto a lasciare il posto a una crisi senza precedenti. Le aziende di tutti i settori, compresi i media, oggi devono ragionare su modelli di business a prova di futuro per poter sopravvivere. Si tratta di un nuovo contesto globale che pone l’accento sulle economie locali.
“A metà marzo, l’inizio del lockdown in Europa ha portato a un forte calo dei ricavi per gli attori della catena di valore della industry pubblicitaria (agenzie, trading desk, SSP, DSP, network pubblicitari ed editori)”, spiega Julien Mosse, Managing Director Southern Europe, Benelux e Latam di Outbrain, piattaforma leader a livello mondiale di discovery e native advertising dell’open web che alimenta i feed di notizie.
Spese pubblicitarie diminuite del 30% nel primo semestre 2020
“Di fronte a una crisi sanitaria senza precedenti, i brand inserzionisti hanno preferito sospendere le loro campagne tra preoccupazioni su come comunicare durante una crisi e il preservare budget di fronte a un panorama incerto. Una reazione forse ragionevole, ma un duro colpo per gli editori che dipendono fortemente dagli investimenti pubblicitari dei brand”, continua Julien Mosse.
Serve forte ripresa per sopravvivere a queste crisi
“Secondo Statista, per il 44% dei professionisti italiani che lavorano nel settore pubblicitario la spesa pubblicitaria è diminuita di oltre il 30% nel primo semestre del 2020, come emerge da un’indagine. Secondo il 31% di loro, il blocco imposto dal coronavirus comporta una diminuzione tra il 20 e il 30% della spesa pubblicitaria. Ironia della sorte, allo stesso tempo, i loro siti hanno registrato fino al doppio del traffico rispetto a prima del confinamento. È troppo presto per stimare l’intera perdita dei ricavi editoriali, ma i primi numeri indicano chiaramente che avranno bisogno di una forte ripresa per sopravvivere a questa crisi”, ribadisce l’esponente di Outbrain.
Lato editori, non basta ridurre costi e risorse
“Mentre i professionisti dell’advertising online stanno pianificando di aumentare l’attività non prima di settembre, molti editori hanno messo in atto programmi di lavoro a breve termine per adeguare costi e risorse. Tuttavia, queste misure da sole non sono sufficienti per attenuare le conseguenze economiche e organizzative della crisi Covid-19, o per gli editori per mettersi al riparo per crisi future”, avverte Mosse.
Sono non pochi purtroppo gli editori che rischiano di scomparire
“Questo vale in particolare per i media locali indipendenti, già impotenti contro i grandi gruppi e le piattaforme globali. Una situazione che rimette a fuoco il predominio dei giganti digitali sugli investimenti pubblicitari.
FB e Google al 67,6% del mercato
Secondo eMarketer, Facebook e Google hanno visto crescere la loro quota di mercato globale combinata dal 54,7% nel 2015 al 65,8% nel 2018, con la posizione dominante al 67,6% nel 2019. Questa stessa tendenza è globale, con il duopolio che rappresenta il 60% della spesa pubblicitaria digitale anche negli Stati Uniti.
Occorre non ricadere nelle stesse (cattive) abitudini
Dopo una crisi sanitaria senza precedenti e di fronte a una grave e inevitabile crisi economica, l’industria pubblicitaria deve fare ogni sforzo per non ricadere nelle sue vecchie abitudini.
Sensibilizzazione verso i media locali
Gli effetti della ripresa dipenderanno dai nostri sforzi per promuovere i media locali, indipendentemente dalle loro dimensioni, e per sensibilizzare i brand. Come i consumatori che hanno adottato un consumo più consapevole e responsabile durante questa crisi, gli inserzionisti pubblici e privati devono comprendere più che mai l’impatto delle loro scelte sul settore e più in generale sull’economia locale. Impegnandosi a localizzare i loro investimenti con editori locali (piuttosto che arricchire le piattaforme già grandi e già vincitrici in questa crisi sanitaria), gli inserzionisti potrebbero giocare un ruolo importante nel sostenere l’intero ecosistema. La palla è ora nelle mani dei brand”, conclude Mosse. (E.G. per NL)