Media: l’Unione europea aggiorna la politica degli audiovisivi

Il sistema dei media europei gode di buona salute, ma richiede una guida più moderna


da Franco Abruzzo.it

Il Governo di Bruxelles archivia con esito positivo la primo fase della sua politica audiovisiva, iniziata nel 1989 con l’adozione della Direttiva “Tv senza Frontiere”. Ed avvia l’era “tecnologica”, che servirà a sintonizzare le leggi con l’evoluzione multimediale delle emittenti del Vecchio Continente. Il proposito è contenuto nel sesto rapporto sull’applicazione della Direttiva “TV senza frontiere”, pubblicato a metà novembre, ed è incoraggiato dall’approvazione della Direttiva in versione aggiornata ad opera del Parlamento, il 28 novembre. Lo svecchiamento delle norme è necessario, spiegano i commissari nel report, per gestire al meglio un complesso sistema di servizi audiovisivi che comprende oggi non solo 122 reti nazionali analogiche, ma anche 1335 reti di televisione digitali su diverse piattaforme (cavo, satellite, herziano, IPTV) e circa 3000 reti regionali. Questo è il quadro delle risorse registrato nella rilevazione più recente, compiuta dalla Commissione a metà 2006. Lo sviluppo tecnologico dei media, ammoniscono i ministri, corre più veloce delle leggi europee. “Le evoluzioni tecnologiche e commerciali- afferma il report- che hanno aperto la strada a nuovi servizi audiovisivi, per esempio i servizi on demand, confermano la necessità di modernizzare il quadro giuridico dell’Unione Europea”. Il primo passo è già stato compiuto. A fine novembre, come detto, il Parlamento ha approvato la Direttiva relativa “ai servizi di media audiovisivi”, estesa alle forme di nuova tv digitale e on line. La legge accoglie le richieste di attualizzare la Direttiva “TV senza frontiere” agli sviluppi tecnologici e della pubblicità audiovisiva. Incentiva la libera circolazione dei programmi audiovisivi negli Stati europei, sostiene le opere autoctone ed introduce nuove norme sulla pubblicità: interruzioni limitate a 12 minuti per ora, televendite riconoscibili sponsoring e “product placement” vietati nella maggior parte dei programmi. E, sopratutto, tiene conto di una realtà che è cambiata.

La Direttiva non si applica, infatti, solo alle tv analogiche, ma a tutti i mezzi di comunicazione di massa in concorrenza con la radiodiffusione televisiva, destinati ad una “porzione considerevole” del grande pubblico, sulla quale “potrebbero esercitare un impatto evidente”. Ed ingloba dunque, la televisione digitale, la trasmissione continua in diretta (live streaming), la trasmissione televisiva su internet (webcasting) e il “video quasi su domanda” (near-video-on-demand). Rientrano nel campo di applicazione anche i servizi di media audiovisivi “a richiesta” (video on demand) se “comparabili ai servizi televisivi”, ossia se sono in concorrenza per lo stesso pubblico delle trasmissioni televisive. Sono invece esclusi tutti i servizi in cui il contenuto audiovisivo è “meramente incidentale e non ne costituisce la finalità principale”: siti internet privati, contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio, giochi d’azzardo con posta in denaro, giochi in linea e motori di ricerca, trasmissioni audio e servizi radiofonici, versioni elettroniche di quotidiani e riviste. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepirla.

L’Unione Europea rafforza così il suo ruolo di guida del settore audiovisivo, ambito in cui è stata latitante fino agli anni ’80. Oggi, la Ue disciplina il settore che comprende Radio, Tv e Cinema con un complesso organico di norme ed interventi davvero cospicuo. Fanno parte di questo sistema di azioni coordinato la Direttiva “Tv senza Frontiere” appena aggiornata, la proposta di raccomandazione adottata nel 1998 dal Consiglio per la protezione dei minori e della dignità umana in tutti i servizi audiovisivi e d’informazione, il programma Media di sostegno al settore audiovisivo europeo, adottato nel 1990 e giunto alla versione Media 2007. Lo integrano vari accordi internazionali sui servizi audiovisivi, stipulati con l’Organizzazione mondiale per il Commercio (WTO) e l’Unesco. In trent’anni, l’intervento di gestione della UE si è sviluppato in modo quasi imprevedibile. Basti pensare a due atti essenziali della storia europea per capire l’evoluzione della politica audiovisiva continentale. Il trattato di Roma firmato nel 1957 per istituire la Cee non contemplava infatti una competenza specifica della Comunità nel settore audiovisivo. Il trattato sull’Unione europea, entrato in vigore nel 1993, invece, prende in considerazione la politica audiovisiva nell’articolo 128 relativo alla cultura, divenuto articolo 151 dall’entrata in vigore del trattato di Amsterdam. Il ruolo della Comunità, afferma l’articolo, è di incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri ed “appoggiare e integrare la loro azione” in settori quali “la creazione artistica e letteraria, compreso il settore audiovisivo”. I compiti delle istituzioni, sono così divisi: il Consiglio dei ministri adotta le disposizioni legislative all’unanimità, ciascuno Stato membro dispone del diritto di veto, il Parlamento europeo ha un potere di codecisione.

Lo spartiacque tra la preistoria e la storia della politica audiovisiva europea è il 1989, anno dell’entrata in vigore della Direttiva “Tv senza frontiere”. La preistoria, registra solo la pubblicazione da parte della Commissione europea di un Libro verde sull’istituzione del mercato comune della radiodiffusione, nel 1984. L’anno dopo, seguirà il Libro bianco per aprire alla concorrenza il mercato dell’audiovisivo e promuovere la televisione ad alta definizione. La storia inizia invece nel 1986, col varo della proposta di Direttiva riguardante l’esercizio di attività radiotelevisive che sarebbe diventata nel 1987 “Televisione senza frontiere”, adottata due anni dopo. Pietra angolare di tutta la legislazione, nasce per favorire la libera circolazione dei programmi televisivi nel mercato interno e per promuovere le opere europee. Due revisione, nel 1997 e quella attuale, avviata nel dicembre 2005 , l’hanno trasformata in una serie di norme in linea con il nuovo assetto del mercato audiovisivo. Un altro strumento direttivo, la raccomandazione del Consiglio agli Stati europei sulla protezione dei minori e della dignità umana in tutti i servizi audiovisivi e d’informazione, specie quelli su internet, ha preso le mosse dalla pubblicazione di un Libro verde sul tema presentato nel 1996. Altro importante sostegno, è il programma comunitario Media. Riunisce i provvedimenti per incentivare lo sviluppo dell’industria cinematografica e dei programmi televisivi europei. E’ un impulso alla competitività del settore che ha già dati importanti risultati e proseguirà ancora fino al 2013, con il nuovo programma Media 2007, forte di una dotazione di circa 755 milioni di euro. (www.9colonne.it).

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