Il valore complessivo del Sic (Sistema Integrato delle Comunicazioni) si attesta sui 17,1 mld di euro, in flessione del 2,8% rispetto al 2013.
In soldoni, quasi tre punti percentuali in meno in un solo anno. La valutazione è stata approvata dal Consiglio Agcom: le competenze dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nell’ambito del Sic sono dettate dall’art. 43 del D.Lgs 177/2005 (Testo unico della radiotelevisione), riformato poi dal D.Lgs 44/2010 (Decreto Romani) che ne ha, tra l’altro, modificato la denominazione in “Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” (TUSMAR). La norma recita al comma 9 che “fermo restando il divieto di costituzione di posizioni dominanti nei singoli mercati che compongono il sistema integrato delle comunicazioni, i soggetti tenuti all’iscrizione nel registro degli operatori di comunicazione costituito ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lettera a), numero 5), della legge 31 luglio 1997, n. 249, non possono né direttamente, né attraverso soggetti controllati o collegati ai sensi dei commi 14 e 15, conseguire ricavi superiori al 20 per cento dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni”. La necessità di verificare il rispetto del suddetto 20% impone ad Agcom di procedere annualmente alla valorizzazione economica del Sistema Integrato delle Comunicazioni: l’Autorità ha constatato che nessun operatore ha superato il tetto limite dei ricavi complessivi. Agcom ha provveduto nel tempo ad individuare i singoli mercati che compongono il Sistema Integrato delle Comunicazioni, da ultimo con delibera n. 555/10/CONS, nell’ambito della quale si evince l’applicazione di una precisa metodologia basata su strumenti antitrust di indubbia rilevanza e di tutela del pluralismo dell’informazione per l’analisi della sostituibilità fra i diversi mezzi di comunicazione, ovvero televisione in chiaro e a pagamento, radio, quotidiani e periodici e il web nella sua interezza. Con il 49,2% (pari a oltre 8 mld di euro), il settore dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (anche sul web) rappresenta l’ambito con la maggior incidenza sulla totalità delle risorse economiche. A seguire l’editoria quotidiana e periodica (e agenzie di stampa) anche sul web, con il 25,9% (oltre 4 mld di euro). Il segmento editoriale è completato dai ricavi derivanti da editoria elettronica e annuaristica (anche su internet), pari complessivamente a 235 mln di euro (1,4% del Sic). I ricavi derivanti dalla pubblicità online si assestano a 1,6 mld di euro (9,5% del Sic). Il settore cinematografico rappresenta il 4,7% del totale (811 mln di euro), mentre la pubblicità esterna (che nel 2014 ha inciso per il 2,1% sui ricavi complessivi del Sic) vale 364 mln di euro. Le aree di comunicazione di prodotti e servizi e sponsorizzazioni raggiungono complessivamente 1,2 mld di euro, pari al 7,2% del totale delle risorse. Per quanto riguarda i principali player del mercato, trionfa in Italia 21st Century Fox (che comprende Sky Italia e Fox International Channels) con una quota del 15,7% (15% nel 2013); Fininvest (Mediaset e Arnoldo Mondadori Editore) resta indietro di un punto percentuale, che passa dal 14,9% al 14,7%. A seguire Rai (13,5%), Gruppo Editoriale L’Espresso (3,6%) e Rcs Mediagroup (3%). Con 8,6mld di euro, 21st Century Fox, Fininvest, Rai, Gruppo Editoriale L’Espresso e Rcs costituiscono assieme circa il 50% delle risorse complessive. La restante quota del Sic, pari al 49,5%, è ripartita tra altri operatori, tra cui Cairo Communication e Facebook. (S.F. per NL)