Si sta concludendo un mese importante per la vicenda Mediaset-Vivendi, a cui la nostra testata ha dato ampio spazio in queste ultime settimane, in particolare a riguardo della decisione della Corte di Giustizia europea. Evoluzioni hanno visto la società francese acquisire un importante vantaggio su quella italiana.
Nonostante la sentenza della Corte di Lussemburgo abbia dichiarato l’art. 43 della legge Gasparri (L. 112/2004) contrario alle norme del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), Agcom ha deciso di non sospendere l’efficacia della delibera n 178/17.
Resta quindi ancora “congelata” la quota di capitale sociale di Vivendi in Mediaset, mentre la palla torna al giudice italiano (il TAR, nella specie) la cui decisione è attesa per i primi mesi del 2021.
Il Caso Mediaset-Vivendi, la sentenza della Corte di Giustizia e la nota di Agcom
Nel merito della questione, se da una parte le sentenze delle Corti di Spagna e Olanda hanno messo all’angolo Mediaset, sancendo la parola fine al progetto Media For Europe (MFE) – almeno nella sua originaria formulazione -, dall’altra, la pronuncia della Corte di Lussemburgo sembra aver dato il via libera a Vivendi verso “la scalata” in Mediaset.
Anche se concretamente per ora nulla è cambiato, quest’ultima decisione ha potenzialmente effetti dirompenti, impattando sicuramente sulle due media company europee, ma anche sul mondo dei media e delle telecomunicazioni italiane in generale.
La portata della questione è tale che la stessa Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha ritenuto di attendere che il TAR si pronunci nel merito.
La presa di posizione di Agcom era, del resto, prevedibile considerato che, come motivato dall’Autorità stessa nel comunicato stampa diffuso sulla decisione, “la sentenza […] si rivolge al giudice nazionale e non direttamente alle parti, per cui essa non pone un problema di esecuzione in senso tecnico.”
Il procedimento davanti al TAR e l’incertezza delle tempistiche
L’Autorità per le comunicazioni dovrà comunque eseguire la futura sentenza del Tribunale amministrativo regionale, che, a sua volta, dovrà conformarsi a quella europea.
Non è però ancora possibile preventivare tempistiche precise prima che gli effetti si producano concretamente, in quanto sarà necessario attendere l’esito dell’udienza al TAR calendarizzata per il prossimo 16 dicembre.
Le nuove mosse
Dopodiché le prossime mosse dipenderanno, ancora una volta, dalla volontà delle due compagnie.
È infatti probabile che, se non interverranno nuove condizioni, la decisione finale del TAR sarà impugnata al Consiglio di Stato dalla parte soccombente.
Non è del resto escluso che il TAR possa invocare nuovamente l’intervento della Corte di Lussemburgo attraverso un nuovo rinvio pregiudiziale per dipanare altre questioni di conflitto tra diritto comunitario e diritto interno.
Il caso Mediaset-Vivendi, la sentenza della Corte di Lussemburgo e la normativa nazionale
Sullo sfondo dello scenario appena ipotizzato resta comunque sempre la legge Gasparri che, per ora, è ancora in vigore, posto che è necessario che il Parlamento nazionale riformi i principi ritenuti dalla Corte di Giustizia in contrasto con il TFUE.
Il Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (TUSMAR)
Ricordiamo, che le norme sotto processo del TUSMAR sono quelle che si occupano dei parametri previsti per impedire che alcune imprese determino posizioni dominanti nel sistema integrato delle comunicazioni (SIC).
La ratio della normativa è quella di salvaguardare il pluralismo dell’informazione.
Varietà informativa che rischierebbe di essere gravemente compromessa se si realizzassero concentrazioni quali quelle ipotizzate dalla normativa.
Quel che prevede(va) la Gasparri
La Gasparri, infatti, prevede sostanzialmente due ipotesi: la prima che un’impresa realizzi oltre il 20% dei ricavi complessivi del SIC; la seconda la minor percentuale del 10% qualora l’impresa detenga contemporaneamente una quota superiore al 40% dei ricavi complessivi nel settore delle comunicazioni elettroniche.
Quest’ultima è esattamente l’ipotesi realizzatasi nel caso Vivendi-Mediaset (considerata la quota societaria detenuta dai francesi in Telecom Italia) che ha imposto ad Agcom di intervenire con la delibera attualmente ancora in essere.
La legge Gasparri e il contrasto con il TFUE
A fronte dei parametri sopra richiamati, la Corte di Giustizia ha posto la legge Gasparri sotto la lente d’ingrandimento delle norme del TFUE. Le conclusioni a cui è giunta, infatti, sanciscono che la normativa nazionale richiamata viola le norme del trattato sulla libertà di stabilimento.
Le valutazioni della Corte di Lussemburgo
Tre le considerazioni maggiormente rilevanti.
La prima è che i criteri nostrani utilizzati per definire i margini del settore delle comunicazioni elettroniche comprendono unicamente i mercati suscettibili di regolamentazione ex ante. La conseguenza immediata è che vengono esclusi mercati importanti come quello del servizio al dettaglio della telefonia.
La seconda, invece, è relativa al divieto imposto, non solo alle imprese controllate, ma anche a quelle collegate ad un’impresa principale sulle quali essa non può comunque esercitare un’influenza notevole.
Per la Corte, in quest’ultimo caso, verrebbe meno il pericolo di ledere il principio del pluralismo dell’informazione.
La terza considerazione è strettamente connessa a quest’ultimo principio e all’assenza di proporzionalità tra le norme del TUSMAR, le restrizioni dallo stesso previste e la tutela del pluralismo stesso.
Scenari futuribili
Sarà interessante vedere se e cosa succederà prima dell’udienza davanti al TAR tra le due media company che, nel frattempo, sono in attesa anche della sentenza civile sul caso Mediaset Premium.
Il cambiamento, però, non sarà solo per Mediaset e Vivendi, ma – come detto – per tutto il panorama nazionale dei media e delle telecomunicazioni.
Tuttavia, essendo i parametri europei decisamente più laschi di quelli nazionali, è probabile che la sentenza della corte di Lussemburgo apra anche nuove opportunità.
Per esempio, la possibilità, a cui abbiamo già fatto cenno, che Mediaset possa partecipare al progetto cd Rete Unica promosso da TIM e Open Fiber, verso il quale ha peraltro già manifestato interesse.
Infine, il 31/12/2020 è contrassegnato da un’altra importante deadline: la ratifica, entro tale data della Direttiva comunitaria sulle telecomunicazioni. (C.F. per NL)