Prosegue la vicenda Mediaset – Vivendi, a cui NL ha dedicato ampi spazi, e che rappresenta un fatto centrale per il sistema delle comunicazioni italiano.
Nel merito, a seguito delle ultime sentenze che hanno riguardato la società di Cologno Monzese, si riteneva che la questione potesse essere risolta dal giudice amministrativo.
Le evidenze
Ciò risultava evidente a seguito della pubblicazione della nota di Agcom che comunicava di attendere la decisione del Tar prima di sospendere la propria delibera con cui congelava le quote di Vivendi in Mediaset.
Tra i possibili scenari ipotizzati, non era stata presa in considerazione la possibilità di un intervento del Governo che oggi, invece, prende posizione e “soccorre” il Biscione elaborando la modifica della legge Gasparri.
La legge Gasparri e l’intervento del Governo
La sentenza della Corte di Giustizia dello scorso settembre ha messo in discussione l’impianto della legge nazionale che, con i limiti dalla stessa imposti, vieta, di fatto, a Vivendi l’acquisizione di quote societarie nel mercato italiano delle telecomunicazioni.
Considerato che l’Italia deve adeguarsi al dettato della corte di Lussemburgo e che le tempistiche di una riforma parlamentare sarebbero troppo lunghe, diventa indispensabile l’intervento del Governo.
La mossa dell’esecutivo è quella di inserire nel decreto Covid una norma che protegga le aziende italiane – leggasi, in questo contesto, il Biscione – da possibili scalate da parte di società straniere.
Non è un caso, quindi, che il provvedimento, ipotizzato dal Mise e all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, sia stato chiamato “emendamento anti-scalata.”
L’emendamento al decreto Covid
La disposizione prevede appunto che: “Nel caso in cui un soggetto operi contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e nel sistema integrato delle comunicazioni (SIC), anche attraverso partecipazioni azionarie rilevanti, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è tenuta ad avviare un’istruttoria, da concludersi entro il termine di sei mesi dalla data di avvio del procedimento, volta a verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo, tenendo conto, fra l’altro, dei ricavi, delle barriere all’ingresso nonché del livello di concorrenza nei mercati coinvolti, ed adottare eventualmente i provvedimenti di cui all’articolo 43, comma 5 del decreto legislativo n. 177 del 2005 per inibire l’operazione o rimuoverne gli effetti”.
Significato concreto
L’esecutivo sfrutta quindi l’unico spiraglio lasciato aperto dalla Corte Europea.
La decisione lascia, infatti, immutata la facoltà degli Stati di comprimere il diritto alla libertà di stabilimento in presenza di alcune condizioni. Una di queste è certamente la necessità di garantire altri diritti fondamentali, come quello della pluralità dell’informazione.
I nuovi poteri di Agcom
Il Governo, con il suo provvedimento, amplia, quindi, i poteri dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Agcom avrà pertanto la facoltà di valutare la presenza, nel caso concreto, di una possibile posizione dominante che possa avere effetti distorsivi sul pluralismo dell’informazione.
L’approvazione dell’emendamento e la guerra fredda tra le due Società
Con l’escamotage di concedere ad Agcom un termine di sei mesi per effettuare l’indagine, il Governo prende quindi tempo, evitando così il rischio che il giudice romano, il prossimo dicembre, vanifichi ogni possibile futuro intervento normativo.
Una decisione favorevole a Vivendi sarebbe infatti uno scomodo precedente a danno, per altro, della più importante media company privata nazionale.
La riforma della legge Gasparri e i possibili scenari futuri
A questo punto, elaborare previsioni sul futuro della Gasparri e sulla vicenda Mediaset-Vivendi appare complesso. Ogni nuova circostanza rende infatti sempre più evidente la complessità degli interessi economici e politici ad essa connessi.
Senza dimenticare che, secondo le indiscrezioni del quotidiano MF, la trattativa privata tra le due società procede silenziosamente, riscontrando subito l’apprezzamento del mercato.
Di non minore importanza è poi la vicenda esclusivamente giuridica e quella derivante dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea.
Risulta così arduo ipotizzare anche le possibili ripercussioni sugli aspetti esclusivamente normativi e giudiziari. Non è infatti escluso che il diritto nazionale e quello europeo tornino a scontrarsi, ancora una volta, sugli stessi temi. (C.F. per NL)