Secondo il 15° Rapporto Censis, Radio e Tv sono in profonda trasformazione attraverso il boom di smart tv (con affermazione di OTT come Netflix e Amazon Prime) ed una radiofonia che continua a rivelarsi all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media (in particolare attraverso le soluzioni visual radio sul DTT e gli sviluppi della radio digitale nella direzione degli smart speaker, delle connected car e degli aggregatori).
Tuttavia, confermando gli indicatori precedenti ed anche i dati TER che attestavano la perdita di 1 mln di ascoltatori, secondo il Rapporto Censis, in generale la radio tradizionale perde 2,9 punti percentuali di utenza (oggi al 56,2%), con un preoccupante calo della fruizione attraverso l’autoradio (67,7% di utenza, -2,5% rispetto allo scorso anno). La flessione e’ però compensata dall’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet (smartphone, pc).
Circostanza che motiva la recente e violenta sterzata dei radiofonici più importanti nella direzione di soluzioni 4.0 che fino a poco tempo fa sembravano snobbare a favore di vettori analogici (FM, assurdamente considerata eterna) o via etere digitali (DAB+).
Quanto alla tv, secondo il Rapporto Censis, nel 2018 ha registrato una leggera flessione di telespettatori, determinata dalle varie forme di distribuzione dei contenuti: DTT e sat si attestano, rispettivamente, all’89,9% e al 41,2% di utenza tra gli italiani, con un calo comune del 2,3% di pubblico nell’ultimo anno.
Crescono invece la tv via internet (web tv e smart tv possono contare su una utenza del 30,1%, +3,3% in un anno) e la mobile tv (che è passata dall’1% del 2007 all’attuale 25,9% di spettatori, con un aumento del 3,8% nell’ultimo anno).
L’incremento di utenti dei servizi video digitali è uno dei cambiamenti più rilevanti del 2018: in un anno gli italiani che guardano i programmi delle piattaforme di tv on demand sono aumentati dall’11,1% al 17,9%, con punte del 29,1% tra i giovani under 30.
La radio continua a rivelarsi all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media.
Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,3% degli italiani. Inoltre – si legge nel Rapporto Censis – se la radio tradizionale perde 2,9 punti percentuali di utenza (oggi al 56,2%), come l’autoradio (con il 67,7% di utenza, -2,5% rispetto allo scorso anno), la flessione e’ compensata dall’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc (lo fa il 17% degli italiani) e soprattutto attraverso lo smartphone (con una utenza al 20,7%, +1,6% rispetto allo scorso anno).
Gli italiani che usano internet aumentano dal 75,2% al 78,4% (+3,2% rispetto allo scorso anno e +33,1% dal 2007). Quelli che utilizzano gli smartphone salgono dal 69,6% al 73,8% (+4,2% nell’ultimo anno, mentre ancora nel 2009 li usava solo il 15% della popolazione).
Gli utenti dei social network crescono ancora, dal 67,3% al 72,5% della popolazione. Aumentano gli utenti di Whatsapp: il 67,5% degli italiani, l’81,6% degli under 30. Più della metà della popolazione usa i due social network piu’ popolari: Facebook (56%) e YouTube (51,8%). Notevole è il passo in avanti di Instagram, che arriva al 26,7% di utenza (e al 55,2% tra i giovani). Mentre Twitter scende al 12,3%.
Relativamente ai comportanti, il 50,9% di chi ha uno smartphone controlla le notifiche del telefono appena sveglio o come ultima cosa prima di andare a dormire.
Il 48,4% consulta le previsioni meteo nel corso della giornata. E il 25,8% non esce di casa senza il caricabatteria.
Il problema numero uno di internet secondo gli italiani? La diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni online.
Sul tema delle fake news, la radio ottiene il primato della credibilità tra i media: il 69,7% degli italiani la considera molto o abbastanza affidabile. Sono soprattutto gli over 65 (72,5%) a riconoscere alla radio questo merito e le persone con un livello di istruzione più elevato, diplomati e laureati (71,2%).
La televisione è considerata affidabile dal 69,1% degli italiani. Oltre al 78,5% degli anziani, è anche il 68,8% dei giovani under 30 a pensarla così.
Anche la stampa viene considerata di pregio da una quota maggioritaria di italiani: il 64,3%.
Nella parte inferiore della graduatoria si collocano invece i siti web d’informazione: solo il 42,8% degli italiani li considera pienamente credibili. In questo caso si rileva una polarizzazione tra giovani e anziani: tra i primi il giudizio negativo è espresso dal 45,8%, tra i secondi è ai massimi livelli (79,1%).
Ultimi in classifica si collocano i social network, ritenuti non del tutto affidabili dal 66,4% degli italiani. Sono gli anziani a essere i più diffidenti (78,2%), mentre il 45,8% dei giovani li considera attendibili. La tendenza a una minore fiducia si è accentuata nell’ultimo anno: hanno perso credibilità i siti d’informazione online per il 20,7% degli italiani, i social network per il 27,2%.
La grande diffusione degli smartphone modifica i comportamenti di molte persone, protagoniste oggi di nuovi rituali, piccoli tic e manie mascherate. Il 59,4% degli italiani che possiedono un cellulare evoluto dichiara che, invece di telefonare, preferisce inviare messaggi per comunicare. Il 54,7% fa parte di gruppi su servizi di messaggistica come WhatsApp. Il 50,9% controlla le notifiche del telefono come primo atto al risveglio o come ultima cosa prima di andare a dormire. Il 48,4% consulta le previsioni meteo nel corso della giornata. Un’altra piccola ossessione quotidiana riguarda il rapporto con la memoria: il cellulare diventa una «protesi» utile ai nostri ricordi e alle nostre conoscenze, al punto che il 37,9% degli utenti, quando non ricorda un nome, una data o un evento, si affida immediatamente alle risposte della rete per fugare ogni dubbio. Uno su tre (30,1%), invece di digitare sulla tastiera, invia messaggi vocali. E il 25,8% esce di casa portando sempre con sé il caricabatteria del cellulare.
Quali sono i principali problemi dell’era digitale? La classifica dei principali problemi dell’era digitale secondo gli italiani riflette una visione molto individualistica, prevalentemente centrata su di sé e sull’impatto negativo che le tecnologie digitali possono eventualmente avere sul proprio vissuto quotidiano. Per il 42,5% degli italiani il problema numero uno di internet è la diffusione di comportamenti violenti, dal cyber-bullismo alle diffamazioni e intimidazioni online. Al secondo posto, il 41,5% colloca il tema della protezione della privacy.
Segue il rischio della manipolazione delle informazioni attraverso le fake news (40,4%) e poi la possibilità di imbattersi in reati digitali, come le frodi telematiche (35,5%). Solo a grande distanza vengono citati problemi di sistema, come l’arretratezza delle infrastrutture digitali del nostro Paese e l’inadeguatezza dei servizi online della pubblica amministrazione (14,9%), oppure le minacce all’occupazione che possono venire da algoritmi, intelligenza artificiale e robotica (10,5%).
Preoccupazioni e soluzioni per proteggere la privacy. Il 59,3% degli utenti dei social network si dice molto o abbastanza preoccupato per il possibile uso distorto dei propri dati personali, mentre il restante 40,7% afferma di non nutrire nessun timore (il 7,5%) o ha solo una scarsa preoccupazione (il 33,2%).
Tra i giovani under 30 la percentuale complessiva di chi non manifesta preoccupazioni arriva al 48,6%. Tra le soluzioni possibili, il 61,1% degli italiani ritiene che i gestori dei social network stiano già lavorando all’implementazione delle procedure di sicurezza necessarie. L’utente, in realtà, punta il dito verso se stesso: l’83,6% degli italiani è convinto che sia necessario imparare a usare i social network con maggiore attenzione e prudenza. A supporto dell’autotutela si affianca la richiesta, ugualmente sentita, di una più robusta risposta legislativa: per l’80,3% degli italiani le autorità devono intervenire con una regolamentazione più efficace a difesa dell’utente. (E.G. per NL)