Nel suo intervento alla presentazione del rapporto Censis sulle fake news il Presidente De Rita non ha risparmiato critiche a chi ha deciso di comunicare e non di informare durante il primo anno della pandemia. Occorre che ciascuno giochi il suo ruolo e quello dei professionisti dell’informazione è essenziale nella nostra società.
Il Rapporto Ital Communications-Censis
Come riportato nell’editoriale di questa settimana, è stato presentato il Rapporto Ital Communications-Censis Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione.
Tra i tanti interventi, uno ci è parso particolarmente meritevole di approfondimento: quello del Presidente del Censis, Giuseppe De Rita.
Giuseppe De Rita
Giuseppe De Rita, uno dei fondatori del Censis nel 1964 e dal 2007 presidente, firma spesso editoriali del Corriere della Sera.
Ironia della vita (vedremo a breve il perché) nel 2004 l’università Iulm gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione.
L’intervento
Il professore ha svolto un importante intervento all’inizio della presentazione ed ha anche concluso la stessa con alcune considerazioni finali. Sottolineiamo questo punto perché è consuetudine che i partecipanti prestigiosi ai convegni svolgano il loro intervento e poi se ne vadano “pressati da impegni inderogabili”.
Dovuta attenzione
Non è stato questo il caso anzi – potendo monitorare in tempo reale grazie a Zoom il livello di attenzione di tutti i partecipanti – dobbiamo dire che, nonostante i suoi 88 anni, De Rita ha prestato la dovuta attenzione a tutti gli interventi.
Informazione vs Comunicazione
Il punto centrale dell’intervento del professore è la constatazione che nei primi dodici mesi dell’epidemia la comunicazione ha avuto la meglio sull’informazione.
Etimologia
Comunicazione, dal latino cum (con) munire (legare): ovvero far partecipe, mettere in comune. Informazione, dal latino informatio(-nis): ovvero dare forma alla mente, istruire, insegnare.
Giuseppe De Rita su Razionalità ed Emotività
“La comunicazione è emotiva, l’informazione è razionale e fredda”, ha affermato De Rita. Fornire dati e ordini (sotto forma di decreti) direttamente alla cittadinanza, senza un inquadramento, una spiegazione ed una prospettiva ha contribuito al senso di angoscia e insicurezza che ha afflitto la popolazione in tanti mesi di pandemia.
La distruzione del livello intermedio
La critica principale è stata rivolta alla strategia comunicativa del governo. Adottando i principi della democrazia diretta, la presidenza del consiglio ha indetto numerose “dirette Facebook” dove si comunicava ai cittadini cosa era e cosa non era permesso.
Critica necessaria
Negando e distruggendo il ruolo del livello intermedio, i professionisti dell’informazione cui spetterebbe il compito di comprendere e illustrare in un linguaggio chiaro e accessibile a tutti le scelte fatte. E – aggiungiamo noi – di criticarle, se è il caso.
Incentivare l’emozione
Nell’analisi del professore, la scelta è stata a chiara: “Si è adottata una strategia di comunicazione tesa a incentivare l’emozione collettiva, non una chiara comprensione dei problemi”. “La comunicazione” ha continuato De Rita “ha una valenza emotiva enorme che oscura il livello razionale dell’informazione”.
Bare in prime time
“Nei mesi bui avremmo avuto bisogno di molta informazione. E abbiamo avuto le bare in diretta ai TG delle 20“, ha concluso De Rita.
Calcolo o propensione?
Ascoltando l’intervento si potrebbe pensare che il governo dell’epoca avesse effettuato questa scelta per preciso calcolo. O per una propensione impositiva.
Nessuna mediazione
Ma forse la spiegazione è un’altra. In un libro del 2001 “Il web è morto, viva il web”, Gianroberto Casaleggio scriveva “La Rete introduce il concetto di democrazia diretta e con essa l’accesso dei cittadini alle informazioni, il rapporto diretto con il candidato, il controllo dell’attuazione dei programmi e la partecipazione collettiva alle scelte.”
Nei commenti al testo trovavamo spesso una frase chiave: “l’informazione non sarà mai più mediata”.
Un’illusione collettiva
Ai tempi era sembrato uno sviluppo positivo.
Non era una questione di simpatie per un movimento che sarebbe stato fondato solo otto anni dopo: era una convinzione condivisa da tanti, vissuta forse come rivincita rispetto ai grandi quotidiani, percepiti come “voce” del potere.
La storia, dal caso Cambridge Analytica fino appunto al recente caso covid ha dimostrato come purtroppo si trattava di un’illusione.
Un importante tema di riflessione
In un momento storico in cui grande è il dibattito sul ruolo degli intermediari dell’informazione, siano essi canali tradizionali quali i quotidiani o strumenti innovativi quali Google News Showcase (di cui parleremo a breve), l’intervento del professore merita una riflessione approfondita da parte di tutti. (M.H.B per NL)