Il pubblico colto che legge la rivista dell’Università Cattolica di Milano, Vita e Pensiero, deve essere sobbalzato sulla sedia quando ha letto il nome di Fiorello sulla copertina, inserito tra quelli di illustri personaggi come il direttore dell’Osservatore romano o filosofi come Jean-Luc Marion o Charles Taylor e un nugolo di altri cattedratici.
Le riflessioni del “mitico” Fiorello sono il frutto di un suo intervento in Cattolica durante un dialogo con il professor Aldo Grasso. Cosa c’è di nuovo? Fiorello stigmatizza che la TV vive della sindrome dello share, prevedendo ancora decine di edizioni di Ballando sotto le stelle e del Grande Fratello solo perché hanno un nutrito pubblico che li segue,sempre. Ma non è questo che si vuole? Sì, ma in questo modo non ci si mette più in gioco, non si tenta di fare dell’altro, dei programmi nuovi, perché si teme di sbagliare. Insomma sembra di rileggere Senilità, il romanzo di Italo Svevo e del suo personaggio principale, l’inetto. Il fatto è che i giovani non vedono la TV il sabato sera ( perché vanno in discoteca), mentre il pubblico che segue la De Filippi, 6 milioni e mezzo di spettatori, è sempre lì, da anni. Allora, qual è la soluzione? Per Fiorello la TV satellitare, quella a pagamento, come ha fatto lui. Lì puoi innovare, ma non lamentatevi poi se gli ascolti sono nettamente inferiori. Perché lì si paga. Insomma una critica alla TV che studia i picchi d’ascolto e riproduce le stesse cose, puntata dopo puntata, perché è stato sperimentato che così funziona. Una TV monotona e ripetitiva, con un pubblico un po’ rimbambito, che ride a comando, come le risate registrate in sottofondo. Per innovare secondo Fiorello bisogna sperimentare con i mezzi che la tecnica di oggi ci permette : il canale satellitare, You Tube e qualsiasi altro mezzo che non guardi solo al dio-audience. Una scommessa nient’affatto da poco; una scommessa di chi crede che al pubblico non bisogna dare quello che vuole, ma quello che merita. (A.V. per NL)